Qualche idea interessante in un mare di confusione, questa potrebbe essere, in estrema (e un po’ “spietata” …) sintesi, l’esegesi di questo primo parto discografico dei tedeschi
Pleasureagony.
Il concetto di far convivere
metal melodico, scorie
alternative,
thrash e sonorità
dark in un unico crogiolo espressivo, benché non del tutto inedito, poteva apparire parecchio allettante agli occhi (e alle orecchie ...) di chi ha la necessità di individuare musicisti capaci di ridare linfa vitale ai soliti
cliché, ma purtroppo le modalità con cui un presupposto intrigante è stato trasformato in note lascia parecchio a desiderare.
I motivi di tale situazione sono molteplici, a partire da quello probabilmente più evidente e cioè la laringe di
Valentin Saitarly, dignitosa nei frangenti aggressivi e davvero poco efficace e imprecisa quando si tratta di conferire
pathos ai suoi timbri vocali.
Il resto lo fa un miscuglio di Paradise Lost, Type O Negative, Metallica e Stone Sour piuttosto freddo e amorfo, incapace di catalizzare l’attenzione dell’astante ed emozionarlo nel profondo.
Settantanove minuti (troppi,
guys, veramente troppi …) di musica suonata discretamente, contrassegnata da una certa capacità nella gestione dell’alternanza stilistica e tuttavia non supportata da una scrittura all’altezza della situazione, vanificando gli encomiabili sforzi di un gruppo che si percepisce impegnato nella ricerca della “cosa nuova”.
Una “promessa” per ora non mantenuta … c’è qualcosa che, però, mi fa ben sperare per il futuro dei
Pleasureagony … urge prima di tutto migliorare l’approccio canoro e poi sviluppare il
songwriting.
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