Quando un fenomeno musicale, finanche il più interessante e “innovativo”, diventa incredibilmente inflazionato, il rischio è che, nel momento della fatale implosione, anche gruppi di talento e valore finiscano per essere fagocitati nel cumulo massificante degli imitatori o vengano tacciati di sterile anacronismo.
E’ forse anche per questa ragione che non avevo mai sentito parlare di questi
Antidote, formazione finlandese attiva negli anni novanta e artefice di un potente ed eclettico
techno-thrash, meritevole di attenzione e considerazione.
Grazie alla benemerita attività “indagatrice” della
Minotauro Records, che ristampa, rimasterizza e arricchisce il loro primo album “
The truth” (in origine pubblicato su Shark Records nel 1992), possiamo oggi (ri)scoprire il lavoro di una band alquanto abile nel mescolare Sacred Reich, Voivod, Testament, Artillery e Metal Church, ostentando, oltre a solidissime doti tecniche anche un considerevole gusto compositivo.
La presenza di un secondo dischetto di
demo testimonia in maniera molto intrigante il percorso di maturazione e consolidamento artistico dei musicisti e del repertorio, i quali raggiungono il loro culmine nel programma del debutto, un felice crogiolo di tensione ritmica, aggressività e chitarre taglienti e fantasiose, il tutto caratterizzato da un’interazione tra le parti piuttosto armonica e coerente.
Pilotato dalla voce “scorbutica” (qualcosa tra
Chuck-Billy,
David Wayne e
Flemming Ronsdorf) di
Nino Laurenne (poi chitarrista nei Thunderstone), il disco rivela fin dall’
opener “
Symphony of death” la sua violenta carica espressiva fatta di cambi di tempo e di dissonanze chitarristiche, immerse in un
brutal-groove parecchio efficace.
Si continua con “
Within his power…” e il suo frenetico tocco “teutonico”, ma per quanto mi riguarda sono le atmosfere drammatiche e il crescendo catartico di “
Act of violence”, i
riff scorticanti e magnetici di “
Melancholia” e poi ancora la vagamente Slayer-
iana “
Spaced out” a rappresentare i momenti migliori della raccolta, tallonati da vicino dal furore cosmico di “
Rosemachine” e dalle melodie morbose e sinistre di “
Subordinated people”.
“
The truth” è dunque un prodotto pregevole, che gli amanti del genere, nel caso se lo fossero perso, apprezzeranno di sicuro.