A volte, senza sapere bene il perché, hai la sensazione che ti troverai di fronte ad un grande album.
Forse la copertina, forse il nome del gruppo, forse il titolo dell'album, forse solo una semplice intuizione.
Senza sapere bene il perché, dunque, sapevo che
"End of Chapter" sarebbe stato un grande lavoro. E non mi sono sbagliato.
Certo sapere che l'etichetta responsabile della pubblicazione del lavoro è la
Les Acteurs de l'Ombre Productions era una spia importante circa la qualità, ma tutto il resto lo si poteva solo supporre.
I lituani
Au-Dessus, come il titolo stesso ci suggerisce, chiudono un capitolo che era iniziato 3 anni fa con l'omonimo EP del quale il nuovo
"End of Chapter" riprende le fila, anche in termine di numerazione dei brani, ed esalta tutte le caratteristiche salienti offrendoci un suono che lascia poco spazio alla speranza per la carica di sconforto e dolore che è capace di veicolare.
Il gruppo lituano riesce ad amalgamare, in una unica formula sonora compatta e ossessiva, suggestioni sludge, ambiti tipicamente post black metal e puro black metal anni '90, riuscendo nel non semplicissimo compito di non dare troppo spazio all'uno o all'altro elemento ma fondendo ogni inflessione in brani suggestivi, violenti, opprimenti e fortemente "metallici" che sono perfettamente bilanciati tra loro e tra i loro singoli movimenti.
"End of Chapter" è, quindi, una colata unica di sofferenza che viene esaltata dal suono dissonante degli strumenti a corda e dai vocalizzi del singer
Mantas che mantiene un tono a metà tra Mikko Aspa e l'hardcore aggiungendo all'amalgama un ulteriore tassello di forte personalità cosa che, a ben guardare, costituisce uno dei selling point di questo lavoro che riesce a distinguersi dalla massa delle uscite estreme di settore anche, e soprattutto aggiungo, per una qualità nel songwriting che è difficile da trovare in giro.
Ovviamente stiamo parlando di un settore di nicchia e di un gruppo molto poco conosciuto, ma, almeno in questo caso, l'underground si dimostra l'ambito più adatto a contenere visioni così oscure come quelle messe in musica dagli
Au-Dessus il cui nome, mi auguro, possa acquistare la giusta risonanza in un mercato che, al contrario, pullula di mediocrità e falsi artisti.
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