Ci sono due buone notizie nell'ascoltare "
Prophecies and Lis", nuovo disco dei
Demon Eye:
1) chi già li conosce (e saremo tipo in 6/7, giusti per riempire un furgoncino per l'inferno) può preparare la moneta ed ordinarlo, visto che è l'ennesimo bel lavoro.
2) chi non li conosce può muovere il culo, andarseli ad ascoltare e recuperare anche i precedenti. La sua vita rimarrà una merda ma la soddisfazione di aver trovato ottima musica con cui ingannare il proprio inutile tempo, non gliela leva nessuno.
Bene, dopo aver rotto il ghiaccio, vedo di raccontare qualcosina in più di questo quartetto del North Carolina, giunto alla terza pubblicazione sulla lunga distanza, ed autore, un paio d'anni fa, di un disco stupendo di cui vi avevo parlato
qui.
In breve, il suono del gruppo è un proto-metal anni '70 che ha punti in comune con Blue Oyster Cult, Witchfinder General e primi Black Sabbath, con una leggera distorsione delle chitarre, una batteria reale le cui pelli vibrano nelle orecchie ed un cantato ammaliante. Tutto ridotto all'osso, quasi scarno ma assolutamente efficace. Non fatevi ingannare da questa breve e sommaria descrizione però, potreste gettare la band nell'affollatissimo calderone dello stoner e del retro-doom. No, qui non c'è spazio per tempi troppo lenti e dilatati, qui ci sono soprattutto galoppate, ritmi sostenuti, c'è un modo intenso di suonare una musica tanto semplice quanto efficace e suggestiva. I primi Maiden, i vecchi Rush, qualcosa dei Purple, sono tante piccole influenze, tante energie che sostengono il suono dei Demon Eye i quali trovano sempre il momento giusto per inserire una melodia vocale efficace o una linea di chitarra suggestiva. "
Prophecies and Lies" è sempre in equilibrio tra metal e rock anni '70, tra riff potenti e momenti leggermente doom-psichedelici, tra un suono datato (senza essere finto nostalgico) ed il calore della musica che manca a tanti giovani esponenti di questo campo, il tutto avvolto da una irresistibile patina di oscurità. Ad essere sincero, il disco non parte benissimo, ricalcando sin troppo da vicino gli schemi adottati in occasione del precedente lavoro (l'opener è MOLTO simile ad una canzone di "
Leave the Light", il primo album) poi, per fortuna, "
Prophecies and Lies" prende quota diventando grintoso (
Dying fot It,
Power of One) rimanendo su buoni livelli fino alla fine. A proposito di fine, il disco si conclude con una buona doppietta: la bella
title track che è il pezzo più lento, psych, intimisa del lavoro, e con la lunga
Morning's Son che parte arrembante ma dalla metà ospita una riuscita e sofferta parte strumentale. Ecco, forse il disco è leggermente meno ispirato del suo predecessore, con qualche piccolo calo ma rimane un gran bell'ascoltare e, sicuramente, un bel punto di partenza per chi voglia avvicinarsi alla band.
Registrato da
Mike Dean (Corrosion of Conformity) queste 11 tracce sono piene dei muscoli del vintage metal che aspettano di pompare nelle vostre casse, tra odore di candele e whiskey appena versato. Basta perderci in inutili chiacchiere quindi, alzate il volume a bomba, pigiate play qui sotto e lasciatevi sedurre. Se non cedete al fascino dei Demon Eye, non avete un cuore.
Come solito non ci sono molti pezzi in giro, ascoltate queste due canzoni dal lavoro precedente per farvi un'idea.
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