Sicuramente da annoverare tra le "band della vita" (della mia certamente), i
Rage durante la loro lunga carriera hanno subito mutamenti stilistici, cambi di formazione, periodi floridi ed altri più cupi (chi si ricorda ad esempio "
Ghost", sa di cosa parlo) ma sono sempre riusciti a rialzarsi e sorprendere l'ascoltatore. In questo loro lungo e stupendo viaggio ci hanno tenuto compagnia attraverso il loro suono, suono che è tornato ultimamente alle radici, al periodo "classico" della band, in seguito al cambio totale di formazione e all'uscita del più che buono "
The Devil Strikes Again" di appena 14 mesi fa. I Rage sono sempre stati una band molto prolifica ma sorprende l'affiatamento e l'energia ritrovata tra
Peavy ed i "nuovi"
Marcus e
Lucky. Certamente il fatto che questi ragazzi provengano da una cover band dei Rage ha aiutato molto nel riscoprire un certo tipo di suono, accantonato ormai da parecchi anni dopo l'arrivo del bravo
Smolsky e la successiva deriva sempre più progressivo-sinfonica.
Si continua dunque con la formazione a tre, essenziale, potente, diretta, che dopo aver dato prova di saper costruire ottime canzoni, si conferma ulteriormente in palla con questo "
Season Of The Black" che, lo dico subito, non è un capolavoro ma un gran bel disco dei
Rage con un paio di brani davvero ottimi, un terzetto di buonissime canzoni, e altre che non stupiscono più di tanto ma restano nella media.
No, non penso di cavarmela così. Vediamo l'album un attimino più nel dettaglio, senza che io diventi troppo pedante.
Da un primo ascolto è evidente un'impronta del lavoro oscura, pesante, che ripesca le atmosfere di "
Black In Mind" ed "
End of All Days", altamente percepibili in pezzi come
Septic Bite,
Walk Among The Dead,
Bloodshed in Paradise, ma scavando più a fondo si notano anche influenze di altri lavori della band tedesca, arrivando fino a "
The Missing Link". A volte il riffing di
Marcos è davvero ispirato ed articolato, degno di un incrocio tra il grande
Manni Schmidt ed il duo
Efthimiadis/Fisher, riscontrabile soprattutto nella splendida
title track (che ospita anche un assolo helloweeniano),
Time Will Tell e
All We Know Is Not. Notevole anche il lavoro di
Peavy dietro al microfono che riesce ad adattare la sua voce (riconoscibile tra mille) ai diversi brani, diventando di volta in volta più roca oppure gentile, in modo da contrastare lo spesso riffing.
Ecco, a volte alcune linee melodiche della voce e qualche refrain non sono riuscitissimi, ma se contiamo che il 90% dei pezzi dei Rage di oggi hanno una struttura molto simile, ci sta che qualche ritornello non acchiappi troppo e finisca per galleggiare in composizioni un pochino insipide.
Alle canzoni "standard" (come costruzione) e dirette della prima parde del disco, si contrappongono i 4 pezzi finali del lavoro che vanno a costruire un unico brano della durata di 20 minuti che ha come tema la genesi e l'estinzione della razza umana. Di queste,
Justify è un pezzo che vuole essere maestoso, aperto, ma molto easy;
Bloodshed In Paradise invece è più ricercata e ben riuscita tra i suoi canti gregoriani iniziali e gli innumerevoli cambi di tempo, una canzone che punta molto anche sul lato emozionale. La conclusiva
Farewell, invece, è una power ballad con archi a supporto in cui
Peavy canta pulito su di un'efficace melodia.
Il disco esce anche in versione limitata, con un secondo dischetto in cui la band tedesca si è divertita a riregistrare sei pezzi del suo passato remoto, di quando ancora si chiamava
Avenger. In giro si dice bene di queste tracce e vorrei dirvi la mia ma, ovviamente, non sono presenti nell'edizione che ci hanno inviato per la rece ed ho sentito solo
Adoration che vi posto qui sotto.
"
Season of The Black" è un disco che si collega al precedente lavoro dei Rage anche sotto l'aspetto visuale, ma che osa qualcosina in più a livello compositivo, soprattutto nella parte finale, senza stravolgere nulla, riuscendo a mantenere intatto quello spirito oscuro, thrashy, epico e scanzonato che il nuovo corso della band tedesca ha recuperato dal suo glorioso passato.