Copertina 7,5

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2017
Durata:50 min.
Etichetta:Nuclear Blast

Tracklist

  1. SEASON OF THE BLACK
  2. SERPENTS IN DISGUISE
  3. BLACKENED KARMA
  4. TIME WILL TELL
  5. SEPTIC BITE
  6. WALK AMONG THE DEAD
  7. ALL WE KNOW IS NOT
  8. GAIA
  9. JUSTIFY
  10. BLOODSHED IN PARADISE
  11. FAREWELL

Line up

  • Peter “Peavy” Wagner: lead vocals, bass
  • Marcos Rodriguez: guitars, vocals
  • Vassilios “Lucky” Maniatopoulos: drums, vocals

Voto medio utenti

Sicuramente da annoverare tra le "band della vita" (della mia certamente), i Rage durante la loro lunga carriera hanno subito mutamenti stilistici, cambi di formazione, periodi floridi ed altri più cupi (chi si ricorda ad esempio "Ghost", sa di cosa parlo) ma sono sempre riusciti a rialzarsi e sorprendere l'ascoltatore. In questo loro lungo e stupendo viaggio ci hanno tenuto compagnia attraverso il loro suono, suono che è tornato ultimamente alle radici, al periodo "classico" della band, in seguito al cambio totale di formazione e all'uscita del più che buono "The Devil Strikes Again" di appena 14 mesi fa. I Rage sono sempre stati una band molto prolifica ma sorprende l'affiatamento e l'energia ritrovata tra Peavy ed i "nuovi" Marcus e Lucky. Certamente il fatto che questi ragazzi provengano da una cover band dei Rage ha aiutato molto nel riscoprire un certo tipo di suono, accantonato ormai da parecchi anni dopo l'arrivo del bravo Smolsky e la successiva deriva sempre più progressivo-sinfonica.

Si continua dunque con la formazione a tre, essenziale, potente, diretta, che dopo aver dato prova di saper costruire ottime canzoni, si conferma ulteriormente in palla con questo "Season Of The Black" che, lo dico subito, non è un capolavoro ma un gran bel disco dei Rage con un paio di brani davvero ottimi, un terzetto di buonissime canzoni, e altre che non stupiscono più di tanto ma restano nella media.
No, non penso di cavarmela così. Vediamo l'album un attimino più nel dettaglio, senza che io diventi troppo pedante.

Da un primo ascolto è evidente un'impronta del lavoro oscura, pesante, che ripesca le atmosfere di "Black In Mind" ed "End of All Days", altamente percepibili in pezzi come Septic Bite, Walk Among The Dead, Bloodshed in Paradise, ma scavando più a fondo si notano anche influenze di altri lavori della band tedesca, arrivando fino a "The Missing Link". A volte il riffing di Marcos è davvero ispirato ed articolato, degno di un incrocio tra il grande Manni Schmidt ed il duo Efthimiadis/Fisher, riscontrabile soprattutto nella splendida title track (che ospita anche un assolo helloweeniano), Time Will Tell e All We Know Is Not. Notevole anche il lavoro di Peavy dietro al microfono che riesce ad adattare la sua voce (riconoscibile tra mille) ai diversi brani, diventando di volta in volta più roca oppure gentile, in modo da contrastare lo spesso riffing.
Ecco, a volte alcune linee melodiche della voce e qualche refrain non sono riuscitissimi, ma se contiamo che il 90% dei pezzi dei Rage di oggi hanno una struttura molto simile, ci sta che qualche ritornello non acchiappi troppo e finisca per galleggiare in composizioni un pochino insipide.
Alle canzoni "standard" (come costruzione) e dirette della prima parde del disco, si contrappongono i 4 pezzi finali del lavoro che vanno a costruire un unico brano della durata di 20 minuti che ha come tema la genesi e l'estinzione della razza umana. Di queste, Justify è un pezzo che vuole essere maestoso, aperto, ma molto easy; Bloodshed In Paradise invece è più ricercata e ben riuscita tra i suoi canti gregoriani iniziali e gli innumerevoli cambi di tempo, una canzone che punta molto anche sul lato emozionale. La conclusiva Farewell, invece, è una power ballad con archi a supporto in cui Peavy canta pulito su di un'efficace melodia.

Il disco esce anche in versione limitata, con un secondo dischetto in cui la band tedesca si è divertita a riregistrare sei pezzi del suo passato remoto, di quando ancora si chiamava Avenger. In giro si dice bene di queste tracce e vorrei dirvi la mia ma, ovviamente, non sono presenti nell'edizione che ci hanno inviato per la rece ed ho sentito solo Adoration che vi posto qui sotto.

"Season of The Black" è un disco che si collega al precedente lavoro dei Rage anche sotto l'aspetto visuale, ma che osa qualcosina in più a livello compositivo, soprattutto nella parte finale, senza stravolgere nulla, riuscendo a mantenere intatto quello spirito oscuro, thrashy, epico e scanzonato che il nuovo corso della band tedesca ha recuperato dal suo glorioso passato.



Recensione a cura di Francesco Frank Gozzi

Ultime opinioni dei lettori

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 01 ago 2017 alle 22:25

Ehehehehe gran bella domanda...io ne ho un altra: come far capire a chi ha gia fatto una figura di merda, e non riesce a rimediare, che farne altre non lo fa risultare sarcastico/simpatico ma stupido? Cercherò un bel libro anche io ;-) ...saluti e adios! Sul serio però.

Inserito il 01 ago 2017 alle 08:37

Grazie, lo so, non c'è bisogno che me lo ricordi Ora sei vanesio, nn va bene.... Grande, sei simpatico, hai detto un po di fesserie sopra, ma succede, non devi preoccuparti, puoi anche chiudere qui il siparietto, se invece vuoi argomentare, prego...altrimenti adios Adios. Pensiero: come fare capire alle capre il sarcasmo??? Devo cercare un libro....magari di sgarbi. http://immagini.quotidiano.net/?url=http://p1014p.quotidiano.net:80/polopoly_fs/1.595303.1421853730!/httpImage/image.jpg_gen/derivatives/wide_680/image.jpg&pos=top&op=noop

Inserito il 31 lug 2017 alle 19:26

Grazie, lo so, non c'è bisogno che me lo ricordi Ora sei vanesio, nn va bene.... Grande, sei simpatico, hai detto un po di fesserie sopra, ma succede, non devi preoccuparti, puoi anche chiudere qui il siparietto, se invece vuoi argomentare, prego...altrimenti adios

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