Malinconia, rabbia e disperazione … sono queste le connotazioni emotive che contraddistinguono la proposta artistica dei
My Silent Wake, valoroso gruppo
gothic / doom / death inglese “in giro” dalla metà degli anni duemila e oggi celebrato dalla competente
Minotauro Records attraverso la ristampa arricchita del loro “
Damnatio memoriae” uscito originariamente nel 2015 su House of Ashes.
Una “rievocazione” sicuramente meritata dacché il disco, partendo dalle sonorità che hanno rivelato al mondo My Dying Bride, Paradise Lost e Anathema, riesce a conquistare i sensi attraverso una mistura musicale potente e suggestiva, edificata sulle pregevoli facoltà compositive e sul temperamento dei suoi autori.
Nulla di particolarmente “sorprendente”, in realtà, ma se amate immergervi in atmosfere morbose, angosciate e meste, i nostri albionici rappresentano degli ottimi ciceroni, supportati da una conoscenza della materia sicuramente non banale e superficiale.
Il cantato “secco”, scabro e abbastanza peculiare di
Ian Arkley pilota uno spettro sonoro dalle intriganti sfumature melodiche e sufficientemente variegato, in grado di passare agevolmente dal clima enfatico e catacombale di “
Of fury” al brutale delirio gotico di “
Chaos enfolds me”, passando per le pulsazioni cangianti di “
Highwire” e le ribollenti atmosfere apocalittiche di “
Now It destroys”.
“
Black oil” esplora il versante più malsano e acido del
doom, “
And so it comes to an end” si offre con tutto il suo prezioso carico d’inquietudine all’apparato
cardio-uditivo degli appassionati del genere che sono certo apprezzeranno anche la sinistra e aliena cavalcata
metallica denominata “
The innocent”.
A rappresentare il vertice creativo del programma ci pensa poi “
The empty unknown”, una
mini-suite pregna di frustrazione (“
… tribulation, sorrow and pain …”), in grado di lambire liquidità Floyd-
iane e di dimostrare ancora una volta le capacità del gruppo anche nell’applicazione di soluzioni più eclettiche e visionarie.
I tre rimaneggiamenti (con l’aggiunta di tastiere e dulcimer) che chiudono questa nuova versione dell’albo sono un’ulteriore testimonianza della sensibilità e della personalità dei
My Silent Wake, piuttosto abili nel proporre una diversa prospettiva dei brani, pur senza stravolgerne le caratteristiche essenziali.
I britannici meritano tutta la vostra attenzione e se vi erano “colpevolmente” sfuggiti (come al sottoscritto …), questa può essere l’occasione giusta per emendare una mancanza importante.
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