Nuovo album per i francesi The Old Dead Tree, che segue di due anni il precedente " The Nameless Disease ". La label è sempre l'ottima Season Of Mist mentre nella line-up del gruppo si segnala un cambio di batterista, con Foued Moukid che prende il posto di Franck Metayer. Le coordinate stilistiche della band rimangono simili al precedente lavoro, ossia una perfetta mistura tra atmosfere darkeggianti, gothic metal di qualità, inserti elettronici e scariche al limite del death, grazie alla poliedricità di un Manuel Munoz, il quale mette in mostra tutto il suo repertorio, dalle clean vocals meravigliose ad un growl inserito ad arte nel contesto delle canzoni. Il pregio più grande di questi The Old Dead Tree è quello di riuscire a mettere le proprie, e palesi, influenze al servizio di un songwriting comunque capace di camminare da solo. Echi di In The Woods, soprattutto per l'uso delle clean vocals, atmosfere vicine ad Akerfeldt e soci ( per i numerosi inserti di chitarra acustica ) numerosi interventi di keyboards ( suonati dal guest Sebastian Latour ), il tutto filtrato da un amore assolutamente non celato, verso certe sonorità dark anni 80 e gravate di una certa teatralità, che innalza il tutto ad un livello di emotività incredibile. Il disco suono perfettamente, grazie all'ottima produzione di Andy Classen ( Dew Scented e Krisiun tra gli altri ), già in passato al lavoro coi francesi. Un disco da amare nella sua totalità anche se mi sento di segnalare la minisuite " The Lost Boy ", capace di aprire cuore e mente, la meravigliosa ballad " Everyday Life " che sfocia nel capolavoro assoluto " 1,2,3,4,5,6,7,8 ", il punto di contatto più vicino agli In The Woods di " Strange In Stereo ". Ottima band, gran bel disco.
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