I TNT sono stati, presumibilmente, uno dei primi esempi di rock band norvegese "d'esportazione", (prima di loro mi vengono in mente solo i Titanic, ma bisogna risalire fino agli anni '70) divenuta molto presto, dopo le iniziali inevitabili diffidenze, un vero e proprio riferimento europeo nel proporre un certo tipo di musica capace di mescolare così bene accattivante hard melodico e guitar sound fisico ed estroso, grazie fondamentalmente alle straordinarie personalità artistiche di Tony Harnell (per la serie "un americano a Trondheim") e Ronni Le Tekro, una coppia che considero (pur senza arrivare a metterla a confronto con le leggende Plant/Page o Mercury/May, come viceversa si spinge a fare la loro attuale etichetta), particolarmente ben assortita e di ragguardevole statura creativa.
La solida reputazione degli scandinavi si costruisce e si consolida per merito di ottimi album come il duro e diretto "Knights of the new thunder", lo splendido class metal di "Tell no tales" o ancora con il pregevole e maggiormente pomposo "Intuition" e se un paio d'episodi dai tratti più "sperimentali" come "Firefly" e "Transistor" (forse non sempre perfettamente focalizzati ma allo stesso tempo non completamente deludenti, in particolar modo il secondo) avevano allontanato un po' lo zoccolo duro dei fans della band, prima "Give me a sign" e poi "My religion", sono stati sufficienti a ristabilire l'intenso legame tra i TNT e i suoi sostenitori, riuscendo nella delicata operazione di far convivere in modo davvero esemplare il loro tipico sound con una sorta di tenue patina di modernità, in grado di conferire la sensazione di essere al cospetto di un naturale sviluppo di quel suono che li aveva resi così importanti.
Nessun eccesso di "nostalgia" ma nemmeno troppi stravolgimenti modernisti, quindi, e questo nuovo "All the way to the sun" (che sarà commercializzato anche in un'edizione limitata con bonus DVD), rafforza ancora di più l'idea di un gruppo sorprendente e coraggioso che partendo dalle sue migliori esperienze, si presenta, nell'anno del Signore 2005, giunto ad un ulteriore stadio "evolutivo", pronto a contrastare senza timore qualunque sfida ed affrontare l'affollata scena hard rock internazionale con rinnovata energia e la consapevolezza di chi sa di poter ancora ricoprire un ruolo di spicco, nonostante una ricca concorrenza composta di glorie più o meno "mature" e da sgomitanti "new sensations".
L'eccezionale gamma vocale di Tony Harnell (un vocalist straordinario, le cui qualità ammetto di aver riscoperto appieno grazie alla sua prova con gli Starbreaker) e l'incredibile fantasia tecnica di Le Tekro, illuminano in modo abbagliante l'ascolto di questo nuovo lavoro e basta fronteggiare l'ardore di "A fix" e la melodia irresistibile di "Too late", per comprendere che i TNT non hanno intenzione di "fare prigionieri", così come dimostrano di non aver perso la loro competenza "radiofonica", trattando con grazia il drappeggio di "Driving", un brano d'intrigante AOR decorato in stile vagamente arabesco. Atmosfera analoga anche nella poppettosa e mutevole "Me and I", contraddistinta da una splendida prova della vibrante laringe di Harnell, un cantante che negli anni, partendo da una dotazione tecnica considerevole, ha acquisito una poliedricità ed un "colore" nella voce davvero notevole ... provate a paragonare le vocals di questo disco con quelle potenti e high-pitched, ma anche ancora un po' acerbe di "Knights ..."; non sembrano quasi provenire dallo stesso singer (e non c'entra il fatto che agli esordi, stranamente, per non perdere l'identità puramente "vichinga" del gruppo, egli utilizzasse il cognome Hansen!).
"Sometimes" è una traccia elettro-acustica dall'imponente valore "commerciale", costruita su di una deliziosa linea melodica e arricchita da preziose armonizzazioni canore, ma tale ambientazione "solare" subisce prontamente una brusca trasformazione con il possente e "scuro" riff portante della title-track, con Harnell che arrochisce il suo timbro fino al fantastico refrain corale, il quale conduce, a sua volta, ad un fantasioso solo di Le Tekro, per terminare nuovamente con i fenomenali vocalizzi di Tony ... un brano molto allettante, con lontani richiami a King's X e Soundgarden.
L'atipica cover di "What a wonderful world", famoso successo di Luis Armstrong (e già riproposta, tra gli altri, dalla brillante verve punk 'n' roll del compianto Joey Ramone, nel suo disco postumo "Don't worry about me"), susciterà sicuramente qualche perplessità, ma il risultato, con un arrangiamento un po'alla Queen e, ancora una volta, un ispiratissimo Harnell, appare tutt'altro che malvagio.
"The letter" (con tanto d'effetti di "apertura" di una missiva, per l'appunto), è un'altra canzone alquanto interessante e singolare dove rock e pop si fondono in modo originale e convincente e, dopo il breve e delicato esercizio solistico di Ronni intitolato "Mastic pines", è tempo dell'eccellente "modern hard flavour" di "Black Butterfly", seguito dalla bella e curiosa "Save your love" (con tanto di guitar talk-box), per finire questi quarantacinque minuti d'ottima musica con l'eleganza e la passionalità bluesy espresse dalla magnifica "Ready to fly".
Questi "nuovi" TNT mi piacciono davvero parecchio e, come già detto, la progressione evidenziata nella loro musica mi sembra oggi spontanea e misurata, inducendomi, sebbene con qualche dubbio in proposito, alla speranza che essa riesca questa volta a convincere anche i sostenitori della "prima ora" (beh, diciamo almeno quelli più "aperti" mentalmente, che non cercano necessariamente un parallelo con il passato), oltre che, magari, conquistare fasce di pubblico non ancora assuefatte alle loro favolose abilità tecnico/compositive.
In un'epoca in cui le esplosioni sono purtroppo all'ordine del giorno della cronaca, l'ennesimo innesco di quest'anomalo trinitrotoluene dagli effetti enormemente benefici, è già di per sé una bellissima notizia.