"Gruppi sottovalutati e dove trovarli".E' la prima cosa che ho pensato dopo aver fatto passare tre o quattro volte questo "
Across the Line" (edito ancora da
High Roller Records) nel lettore: vivevo ignorando tranquillamente l'esistenza di questi svedesi dal grande talento.
Preso quasi dai rimorsi mi sono informato apprendendo che la band è in giro infatti dal 2009, fondata per volontà del chitarrista
Andreas Johansson, ma non ha mai avuto vita facile e tra un cambio di line-up e l'altro ha dato alla luce un EP e due lavori sulla lunga distanza.
L'album che ho per la mani è quindi il terzo full length, famigerato "punto di non ritorno" per molti gruppi, con il quale spesso si definisce lo status della band.
Senza molti timori di essere smentito posso dire che il disco è decisamente un lavoro sopra la media non tanto per chissà quali novità di sonorità o di stile, quanto proprio per attitudine e determinazione del quintetto scandinavo.
Il sound della band infatti è un heavy/power metal ben strutturato e solido, profondamente ispirato ad artisti del passato quali Malmsteen (periodo "Fire & Ice" e "The Seventh Sign"), Whitesnake, Iron Maiden, Riot fino ai sommi Warlord: persino il logo ed il look del gruppo hanno un vago sapore retrò (qualche elemento vintage della redazione direbbe "I vecchi tempi sono i bei tempi!").
Il combo finalmente ha una formazione stabile dopo le turbolenze degli esordi e con gli ultimi innesti di
Magnus Mild alla sei corde e soprattutto del vocalist
Fredrik Werner ha giocato al meglio tutte le proprie carte.
Sin dall'opener "
Hold the Flame" con il suo riff portante davvero molto aggressivo ed i suoi cori da battaglia si intuisce cosa ci aspetta: un disco trascinante di ottimo heavy.
"
Line of Danger" con i suoi passaggi molto eigthies ed il ritornello piacione prosegue sulla stessa linea e ci porta sino ad "
Aiming for the sky", un brano catchy e facilone quanto si vuole ma al ritmo del quale è impossibile non battere il piede e muovere la testa.
"
Cold as ice" viaggia sulla stessa lunghezza d'onda mentre la strumentale e tirata "
Entering the zone zero" in meno di tre minuti ci permette di apprezzare tecnica ed affiatamento degli
Air Raid, senza che nessuno dei musicisti ecceda in personalismi fini a se stessi.
"
Hell and back" è una traccia che rende il giusto merito al nuovo cantante
Fredrik Werner, che mette in mostra estensione, timbro e gusto interpretativo di buonissimo livello.
"
Northern Light" si troverebbe perfettamente a suo agio tra "Forever is a long time" e "Wings of the Storm", tanta è l'energia e la carica che sprigiona mentre le conclusive "
Raid or Die" ed il mid tempo finale "
Black Dawn" lasciano un filo di amaro in bocca ed il senso di passaggio a vuoto, come se di colpo fossero venute a mancare le idee per chiudere degnamente il disco.
Meglio tardi che mai insomma, per ascoltare e soprattutto rendere i giusti meriti ad una delle tantissime band fuori dal cono di luce occupato dai soliti noti (con merito o meno...).
In bocca al lupo
Air Raid.
Air Raid - "
Hold the Flame"