Difficile pensare ad un disco dei Pendragon (da "The world al penultimo sottovalutato "Not of this world") senza far riferimento al geniale Simon Williams che ha così bene illustrato con piccoli dettagli, colori e particolari degni di "Aguzzate la vista", il magico e fantastico mondo musicale della band di Nolan e Barrett (ah, se esistesse ancora il vinile) e che per "Believe" ha scelto un disegno più sobrio e di minor impatto visivo, ma ancor più difficile è credere che il nuovo corso musicale dei Pendragon si possa privare quasi del tutto dell'apparato imponente e trascinante delle tastiere di Clive Nolan, qui relegate al sottile od atmosferico ruolo di comprimario (avete sentito bene, scordatevi i keyboard solo alla "Paintbox", "Master of illusion", "Alaska", e scordatevi anche il Nolan che dà anima e corpo negli Arena), per cui facciamo spazio a Nick Barrett e alla sua chitarra, lasciamo che nascano contrasti acustici ed elettrici con ritmiche folk, rock, celtiche, etniche, flamenco, effetti di chitarra alla Bonjovi (o Peter Frampton, se preferite), mandolini, e lodiamo ancora una volta il suo stile che è in perfetto equilibrio tra David Gilmour ed Andy Latimer dei Camel (ascoltatevi il magnifico intro di "Wisdom of Solomon" prima con la chitarra elettrica e poi con l'acustica dal ritmo spagnoleggiante). Disco molto triste e malinconico che si ravviva grazie all'hard prog di "No place for the innocent" (un po' Jadis, un po' i Pendragon di "Saved by you" ma molto meno commerciali e con un breve interludio acustico a metà brano) e a qualche momento di country rock nella suite "The wishing well", che riscatta i primi 4 minuti un po' noiosi (la voce di Nick quasi sussurrata, una cupa atmosfera di tastiere, cori sommessi) con intensi squarci melodici corali guidati dalla chitarra di Barrett, per non parlare poi del gran finale ("Two roads") cantato divinamente e suonato con uno stile floydiano che passa dall'acustico all'elettrico (uno dei momenti più belli del disco). Sonorità recuperate da "The jewel" e "The world" vengono riproposte in "Learning curve", mentre come da copione non manca l'intensa "The edge of the world", anche qui partenza acustica per accompagnare il cantato sommesso e malinconico, quindi le sottili tastiere che aprono il varco per il meraviglioso guitar solo di pura marca Camel, ma a differenza dei precedenti 4 lavori il ritorno all'atmosfera acustica iniziale spezza i toni solenni e sublimi creati anche dal cantato di Nick supportato brevemente da una voce femminile in lontananza).
A parte il ridotto lavoro di Nolan e qualche punto morto,"Believe" è comunque un disco molto ricercato e suggestivo che richiede più ascolti, ma che soprattutto deve servire a riportare i Pendragon in tour, sperando che non accada come in occasione di "The masquerade overture tour" al Rainbow di Milano dove i soliti pochi presenti ed un Barrett con seri problemi di voce non riuscirono a far rivivere la magica notte di Cusano Milanino al tour di "Window of life" o il mitico festival di Tramonti di Sotto in cui presentarono in anteprima "The world".
Bentornati, Dragoni !!!!!!!!
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