Allora, vediamo un po’ …
Tommy Heart e
Kee Marcello, ovvero (soprattutto) Fair Warning e Europe … e non basta …
Ken Sandin (ex-Alien),
Marco Di Salvia (Pino Scotto) e
Alessandro Del Vecchio (Edge Of Forever, Revolution Saints, Voodoo Circle e un’altra miriade di collaborazioni come esecutore, compositore e produttore …).
Direi che il
monicker Kee Of Hearts rappresenta senza alcun dubbio una di quelle situazioni in grado al tempo stesso d’ingolosire e “preoccupare” gli estimatori del
melodic rock, una “categoria umana” abbastanza complicata, pronta a grandi slanci di entusiasmo e atti d’inusitata fedeltà ma anche diffidente per natura ed esigente fino a lambire talvolta i confini della pretenziosità.
Ebbene, cari
gloriosi melomani impegnati nella lettura, allontanate eventuali sospetti e apprensioni, e accogliete con gioia e soddisfazione questo “
Kee of hearts”, un disco davvero convincente e appagante, in cui i blasonati
curricula dei protagonisti sono messi al servizio del concetto “superiore” di arte melodica, e le singole esperienze, pur ben riconoscibili, diventano parte integrante di una prestazione globale incisiva e persuasiva.
Un pregevole
songwriting si sposa a meraviglia con le spettacolari doti tecniche di
Marcello e
Heart, e spero che l’eccellente chitarrista svedese mi scuserà se nello specifico voglio sottolineare in particolare la prova del
singer teutonico, uno dei tanti eroi della fonazione modulata di questo maturo
rockofilo, lieto di non assistere ad una frustrazione delle sue fatalmente elevate aspettative.
Così, se la pomposa e suggestiva linea armonica di “
The storm” rasserena gli animi fin dal primo contatto, tocca a “
A new dimension”, con la sua invincibile istantaneità, dimostrare che l’avvincente atto d’apertura non è per nulla un episodico momento “fortunato”, e quando arriva l’evocativo vigore (una sorta di fusione tra Hardline, Scorpions e Fair Warning) di “
Crimson dawn”, anche il più scettico sarà ormai verosimilmente predisposto all’ascolto di una preziosa e ispirata collezione di note musicali.
“
Bridge to heaven” vede i nostri affrontare con notevole disinvoltura ed eleganza la tipica “ruffianeria” del genere, “
Stranded” e le più intimistiche “
Mama don’t cry” e "
Invincible” proseguono sulla medesima traiettoria e trasportano l’astante direttamente nel cuore degli edonistici anni ottanta.
Il profluvio di
good vibrations continua con la brillante “
S.O.S.” e mentre “
Edge of paradise” piace pur non producendo sconquassi emotivi, l’ardore
adulto di “
Twist of fate” e la grinta (con un pizzico di Toto/Survivor nel’impasto sonico) di “
Learn to love again” riprendono a martellare a dovere i sensi, generando il perentorio rilascio di taumaturgiche endorfine.
I
Kee Of Hearts riescono nell’impresa di spogliare il termine “mestiere” di ogni connotazione negativa, facendolo unicamente diventare la base su cui edificare una prestazione espressiva di enorme valore ed efficacia. Il mio consiglio è di godersela appieno, senza troppe paranoie o la spasmodica ricerca dell’innovazione …
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