Copertina 7,5

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2017
Durata:46 min.
Etichetta:Metal Blade Records

Tracklist

  1. SATURN RETURN (INTRO)
  2. BURN THE WORLD
  3. LIKFASSN
  4. FLAMING BLOOD
  5. MINE TO REAP
  6. MARTYRS
  7. FURTHER SHE RODE (INSTRUMENTAL)
  8. TO DIE FOR
  9. PURE OF HEART

Line up

  • Anders Persson: drums
  • Christian Lindell: guitars, bass
  • Per Lengstedt: vocals

Voto medio utenti

Huius cohortem prius inferio veniam peto ut non audiat.
Ovvero (forse):
Chiedo perdono per non aver ascoltato prima questa band.
...e anche per le mie limitate conoscenze di latino, dopotutto l'ho studiato su google translate. Un po' come hanno fatto i Portrait in occasione del loro "Crimen Laesae Majestatis Divinae", disco del 2009.
Tutte queste chiacchiere per dire che sì, anche il nuovo "Burn The World" è un gran bel disco e mi rammarico di aver quasi ignorato questo gruppo fino ad ora.

Bene, dopo aver recuperato ed approfondito la loro discografia, sono in grado di farmi un'idea dell'operato di questi svedesi, partiti come semi-cloni di Mercyful Fate/King Diamond (chi ha detto Attic?) ed evolutisi poi in qualcosa di più personale ed indubbiamente interessante. Il succitato "Crimen..." rimane un ottimo disco, anche se derivativo, ma è dopo essere passati da "Crossroads" e soprattutto con il nuovo "Burn The World" che i Portrait osano finalmente di più.
Il loro classic metal dalle tinte oscure viene ora mescolato a blast beat, dissonanze ed a certo black metal di scuola Dissection. Tranquilli, il cantato è sempre pulito, spesso molto alto e riesce ad essere vario quanto basta per interpretare bene i pezzi, ma ora le canzoni si sono fatte più veloci, le melodie sono meno immediate, trasversali (ci mettono qualche passaggio per entrare in testa) e va sottolineato un fantastico lavoro di batteria che dà una spinta ed un'energia incredibile a tutto il lavoro. La voce, dicevo, è abbastanza particolare ed ha un'andamento "strano", si sforza di essere personale ma, mi rendo conto, può non essere gradita a tutti. Ecco, se avete presente i Trial, avrete capito cosa intendo (se non li conoscete, andate a fare i compiti). Parlando invece delle chitarre, queste lavorano benissimo, in armonia, evocando sempre lo spettro Denner/Shermann e prediligendo un complesso riffing dalle trame oscure, ora arpeggiato, ora fatto di velocissimo tremolo picking, ma sempre di ottima fattura. Abbiamo a che fare con composizioni articolate ma non celebrali, saggiamente alternate con porzioni strumentali in modo da distendere l'ascolto e non saturare di colpi.
Da segnalare la presenza di Kevin Bower (Hell) all'organo/tastiere che riesce a donare un ulteriore tocco sinistro e malevolo alle composizioni "Burn The World" è un gran bel disco per chi cerca qualcosa di classico ma nel contempo cattivo, in cui la festosità delle melodie gioiose non esiste ma regna invece un'ombra demoniaca che inghiotte l'ascoltatore, sensazione ben rappresentata nello stupendo artwork di Adam Burke.

Sentite un po' qua come si gode forte.


Immagine
Recensione a cura di Francesco Frank Gozzi

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