La sfavillante e tentacolare Los Angeles degli anni '80 rimarrà per sempre uno dei punti più alti del metalrama lungo la storia, con buona pace dei detrattori. È un fatto oggettivo che non può essere discusso. Con il mitico Sunset Boulevard pieno zeppo di locali, lungo il quale nei weekend si susseguivano show infuocati di band entrate nel mito di un'epoca irripetibile. Una vecchia leggenda narra che i pionieri in marcia verso il West, giunti davanti alla Death Valley, morirono senza poter vedere l'ultima frontiera con il suo carico d'oro, e di come i loro sogni divennero sabbia nel deserto. Mai avrei immaginato, con una metafora, che le band degli anni '80 sarebbero state desertificate dal grunge, e di come i loro sogni morirono con l'alternativa al potere negli anni '90 e la loro corsa all'oro (discografico) cessò per sempre.
Di Los Angeles erano anche questi
Autograph che in formazione potevano vantare il cantante/chitarrista
Steve Plunkett, ex Silver Condor, e il bassista
Randy Rand, ex
Lita Ford. L'esordio è targato '84 con
Sign In Please con cui ottennero un grande successo grazie al singolo
Turn Up The Radio; album buonissimo prodotto da
Neil Kernon (
Queensryche,
Dokken). Poi il mezzo passo falso con il secondo
That's The Stuff (1985), per arrivare al migliore del lotto che per il sottoscritto è questo
Loud And Clear, dove le parti di chitarra sono più incisive, spesso impreziosite dalla tecnica dell'hammer on.
Si parte con il boogie frenetico della title track mitigato soltanto da un coro a presa rapida, per proseguire con
Dance All Night puro metal californiano con aggiunta di un sinuoso tappeto di tastiere.
She Never Looked That Good For Me è tutta giocata su un refrain semplice quanto molto riuscito dal gusto sicuramente pop, mentre
Bad Boy ha un riff più incisivo ed un ottimo solo.
Everytime I Dream è una ballad d'atmosfera che in qualcosa ricorda i Dokken.
She's A Tease è un altro punto decisamente hard del disco con un tocco di glam/street.
Just Got Back From Heaven è brillantissima e ridondante di tastiere, una canzone che potrà piacere ai sostenitori del primo
Giuffria.
More Than A Million Times è la traccia più squisitamente aor del disco, poi spetta a
When The Sun Goes Down chiudere avvicinando addirittura i
Legs Diamond e per questo è un altro piatto forte dell'album; album che non presenta difetti ed è un classico del suo illuminato periodo.
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