Indubbiamente gli Slayer sono un buon punto di riferimento per inquadrare il Thrash degli
Shrapnel, formazione inglese al secondo full length (ancora su
Candlelight Records), e lo dicono l'opener, "
Hollow Earth", la martellante e più che riuscita "
Echoes of Emptiness" e soprattutto lo conferma la conclusiva "
The Antichrist", che in effetti si rivela proprio una cover del classico presente sul seminale "Show No Mercy".
Poi gli inglesi si possono accostare ad altre formazioni, come Exodus e Evil Dead (rispettivamente "
Complete Resection" e "
1.0.1"), Testament ("
Jester") o, giusto per guardare all'Europa, ai Kreator ("
Carved from Above") ed ai connazionali Onslaught, ma alla fine qualunque citazione può solo servire a ribadire come gli
Shrapnel siano fautori di un Thrash Metal classico e ferale, caratterizzato da chitarre affilate e taglienti, ritmiche insistite e mitraglianti, soverchiato da un cantato che si rivela un ringhio incazzato, insomma totale aderenza ai canoni del genere.
E se "
Choir of Wolves" con i suoi toni horrorifici ogni tanto sconfina dalle parti dei Mercyful Fate, gli
Shrapnel non mancano all'appuntamento con quella folle corsa che lacera "
Pariah", brano che conferma la capacità (su tutti l'inossidabile voce di
Jae Hadley) degli
Shrapnel di reggere agli strappi improvvisi e alle alte velocità, abilità ben ribadita anche dalla violentissima e teutonica
"Carved from Above".
Thrash (ri)proposto davvero nel migliore dei modi, e del lotto come primo approccio consiglierei l'ascolto della riuscitissima titletrack: "
Raised on Decay", a conferma che se non si possono premiare per l'originalità (ma è veramente così necessaria?) lo meritano per la capacità di essere credibili e di saper colpire - come schegge impazzite - l'ascoltatore.
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