La recensione per il sesto album in studio dei tedeschi
Thyrgrim la scrive, involontariamente, la
Trollzon Records, nuova etichetta discografica del gruppo.
Il flyer di presentazione di
"Vermächtnis" recita, infatti: "i Thyrgrim non reinventano il Black Metal ma gli danno una faccia adatta!"
La musica di questo disco sta tutta qui.
Undici brani, cantanti in lingua madre, in cui il gruppo non cerca nessuna soluzione particolare o innovativa ma cerca, semplicemente, di suonare black metal che, aggiungo io, è in bilico tra vecchio e nuovo giacché i Nostri guardano al passato del genere ma non rinunciano a dare un tocco moderno alle loro composizioni.
Il risultato del disco è complessivamente buono: niente da tramandare ai posteri, certo, ma i
Thyrgrim sanno creare le giuste atmosfere, piuttosto malinconiche e tristi come da tradizione crucca (direi alla Eis), senza rinunciare ad una buona dose di violenza quando le velocità salgono ed il riffing si fa più diretto e distruttivo, creando, in tal modo, un contrasto, o meglio un chiaroscuro che giova alla riuscita dell'album.
Forse undici pezzi sono troppi, soprattutto perché non esistono grandi differenze tra di loro, tanto è vero che la noia, a lungo andare, può fare capolino, ma, tutto sommato,
"Vermächtnis" ha dalla sua delle buone soluzioni in chiave melodica ed evocativa ed è un prodotto che si lascia ascoltare con sufficiente soddisfazione.
Ovvio che stiamo parlando di un gruppo di seconda fascia e di un disco come, probabilmente, ce ne sono tanti, ma una ascoltatina non la si deve negare a nessuno. O no?
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