Questi signori abitano qui:
Aurland, nel braccio più interno del Sognefjord, Norvegia.
(lo stesso dei
Windir, ricordatevelo)
Questo ci mette nella giusta prospettiva.
Quanto importerà a
Christer Andresen ed
Arild Aardalen di vendere tanto? di avere fretta? di sottostare alle sconcerie del music business?
Zero.
E si vede tutto.
Dopo due album meravigliosi ed una crisi motivazionale che ha portato alla pausa precedente l'ottimo "
Outbound" del 2013, purtroppo pressochè autoprodotto, tornano i
Keldian con un rinnovato contratto con la statunitese
Perris Records che già gli aveva pubblicato "
Heaven's Gate" e "
Journey of Souls".
Un disco anche questo maturato con i suoi tempi, lentissimi, finchè il duo di Aurland fosse stato pienamente soddisfatto del risultato, un risultato che vede i Keldian impegnati in un lavoro dai chiaroscuri più accentuati, da testi più oscuri ed intensi, ed eccolo spiegato anche nel titolo "
Darkness and Light".
Il lyric video di "
Blood Red Dawn", rilasciato qualche settimana prima della pubblicazione ufficiale, mi aveva spiazzato:
Quel riff portante così smaccatamente hard rock, quasi ruffiano...mi aveva un po' depistato. Assolutamente convincente, per carità, poi la voce delicata di Christer, la classe delle melodie erano sempre quelle, tuttavia ho temuto per un disco diverso o non all'altezza.
Macchè.
Sono stato uno stolto, un miscredente. Non solo "Darkness and Light" è il quarto centro su quattro ma è anche uno tra i migliori della discografia, senza dubbio con alcuni brani tra i più riusciti della loro storia.
La loro abilità nel miscelare sapientemente melodic metal con un po' di power, di elettronica, di pop anni '80 dal sapore così squisitamente nord-europeo (chi ha detto A-Ha?) con ambientazioni sci-fi, liriche fantascientifiche o magari relative a videogiochi fa il resto, consegnandoci una band assolutamente ignorata ma allo stesso tempo idolatrata da chi è riuscito a dargli un po' della sua attenzione.
Accanto a questi due figuri, anche un po' particolari come possiamo vedere dalle foto, si è seduto ancora una volta - come sempre accaduto finora -
Jørn Holen alla batteria, proprio quel Jørn Holen, drummer dei
Windir del mai dimenticato
Valfar, che fa ovviamente un lavoro magistrale, così come tutti gli ospiti a partire dalla brava
Marit Lovise Rode che nelle sue seppur brevi incursioni lascia decisamente il segno.
Come detto, "Darkness and Light" è un lavoro che alterna brani più cadenzati e pop ad altri più veloci ed intensi, si passa dalla già citata hardrockeggiante "
Blood Red Dawn" alla quasi AOR "
Broadside", dall'elettronica soffusa di "
The Haunting" al power scatenato di "
Life and Death Under Strange New Suns", un brano meraviglioso con una linea vocale che tanti protagonisti di gruppi power ben più noti invidierebbero non poco.
Non mancano degli appuntamenti fissi con la musica dei Keldian, come la suite centrale "
I'm the Last of Us", e la trascinante opener "
Nightfall" con il classico chorus che si stampa in testa in tempo zero senza uscirne più.
E come spesso accade viene posta in chiusura uno dei brani più azzeccati come "
Crown of Starlight", caratterizzata da un ritornello ripetuto decine di volte nel finale in un crescendo di tastiere e di epici assoli sottostanti che ci congeda da un lavoro ancora una volta affascinante e coinvolgente.
Maggiormente variegato ed equilibrato rispetto al precedente e pure ottimo "
Outbound", di cui magari non si raggiungono i picchi più alti ("
Burn the Sky", la terremotante "
Never Existed" e la magnifica suite "
The Silfen Paths" parlano da sole), questo "
Darkness and Light" è un autentico gioiello che va a sfiorare i risultati di quell'"
Heaven's Gate" che nel 2006 ha inaugurato una saga per pochi ma che indubbiamente sa regalare emozioni uniche e vivissime in chi lo merita.