Coerenza ed evoluzione, due aspetti spesso in contrasto tra loro e che invece nella terza prova sulla lunga distanza dei
Blue Dawn s’intersecano in un’entità unica, splendidamente emozionante.
“
Edge of chaos” conferma l’assetto espressivo dei genovesi, impregnato di
doom,
dark e
new-wave e vede esaltare tutta l’intensità e la profondità di un suono denso, ondivago, cupo, a tratti gelido e costantemente “impressionante”, in un misto d’inquietudine, malessere e magnetismo.
Ambientazioni fosche e incombenti, da cui filtrano aperture di natura
prog/psych, scuotono i sensi dalla prima all’ultima nota dell’opera, pilotate dalla voce evocativa di
Monica Santo e dal recitato “decadente” di
Enrico Lanciaprima, laddove il resto dei musicisti, ospiti compresi (tra cui
Freddy Delirio, di fama Death SS,
Matteo Ricci, ex-Malombra e
James Maximilian Jason del Gothic Multimedia Project), ordisce il tessuto armonico di questi undici piccoli scrigni di pura tensione emotiva, imponente al primo contatto e addirittura crescente con gli ascolti.
Black Sabbath, Violet Theatre, Van Der Graaf Generator, Black Widow, King Crimson e Celtic Frost (di cui rileggono in maniera brillante la celebre “
Sorrows of the moon”, magnificandone lo
spleen Baudelaire-iano) si combinano e si trasfigurano grazie al carisma di un gruppo che non ha bisogno di produzioni “esplosive” e invasive per dimostrare le sue qualità e che decide di ammantare l’albo di una coltre sonica scabra e terrosa, verosimilmente consapevole che così facendo potrà attirare le critiche del pubblico del terzo millennio, ormai abituato ai tanti “trucchi” delle moderne tecniche di registrazione.
Dopo l’
intro cinematografica “
The presence”, è la pulsante e stregonesca “
Sex (Under a shell)” a dare avvio all’operazione soggiogamento, seguita da “
The perfect me”, intrisa di zolfo e acido e da “
Serpent's tongue”, un continuo girovagare tra ignoti, smaniosi e bui anfratti sonori.
“
Dancing on the edge of chaos” è conturbante, “
Wandering mist” esoterica e avvolgente, “
Black trees” solenne e sinistra e la cangiante “
Burst of life” possiede un fascino “blasfemo” davvero coinvolgente.
I fremiti
Crimson-eschi di “
Baal's demise” consentono di esternare un plauso speciale a
Roberto Nunzio Trabona e al suo prezioso
sax, mentre “
Unwanted love” chiude il sipario con un altro bel groviglio di angoscia e turbato romanticismo.
I
Blue Dawn proseguono nel loro peculiare percorso artistico e lo fanno con un disco capace di focalizzare tutte le notevoli prerogative creative e interpretative di cui sono dotati … da non mancare.
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