Copertina 8

Info

Anno di uscita:2017
Durata:38 min.
Etichetta:Listenable Records

Tracklist

  1. MAAT
  2. LORDS OF THE WAR
  3. WILD WE GO
  4. SOUND OF THE WIND
  5. TURN ME ON
  6. RISING OF THE EDGE
  7. THE WARRENS
  8. SIN OF MINE
  9. LET ME BE MYSELF
  10. HORIZONS

Line up

  • Virginia Monti: vocals
  • Riccardo Giuffrè: bass
  • Jacopo Fallai: guitar
  • Mirko Buia: drums

Voto medio utenti

L’attesa per il nuovo full-length è altissima … così terminavo la disamina di “Magick rites and spells”, ristampa arricchita del primo Ep dei Psychedelic Witchcraft, e oggi che “Sound of the wind” è finalmente al cospetto del mio avido apparato cardio-uditivo non posso che ratificare l’affermazione che i fiorentini sono tra i migliori patrocinatori del cosiddetto occult-rock, e questo nonostante l’affollamento recente del settore, una circostanza che di norma non aiuta né la qualità dei prodotti né la spontaneità degli interpreti.
Una superba cantante come Virginia Monti, dotata di una laringe inquietante e maliosa (e di un aspetto estetico altrettanto affascinante … il che non guasta …), musicisti di notevole sensibilità e tecnica e una rafforzata consapevolezza in termini di songwriting fanno di questo nuovo albo targato Listenable Records un ammaliante grumo di cupo e acido misticismo sonico, impregnato di una forza espressiva e di una disinvoltura che solo chi domina la materia con la “giusta” cultura può ostentare a tali livelli.
I richiami a Led Zeppelin, Black Sabbath, Coven e Jefferson Airplane, abbastanza consueti per il genere, nel programma del disco s’intrecciano con innata naturalezza e s’inseriscono con misura in dieci frammenti in note capaci di evocare una grande quantità d’immagini, solcando nebbie, brezze, oscurità e scosse elettriche, in una girandola “vera” d’intense emozioni.
L’arcana introMaat” schiude a fatica le pesanti porte della torva “Lords of the war”, mentre con la cinematografica “Wild we go” le melodie si fanno più avvolgenti e seducenti, un attimo prima che la title-track materializzi davanti agli occhi la sgranata figura di un celebre Coniglio Bianco intento a scorazzare nei nostri sensi ormai completamente soggiogati.
I riflessi Hendrix-iani di “Turn me on” garantiscono taumaturgici fremiti di soddisfazione, la grinta di "Rising of the edge” coinvolge fin dal primo contatto e l’organo di "The warrens” squarcia le palpitanti caligini del brano senza lasciare scampo all’astante.
I fans di Blues Pills e Pristine, infine, non potranno davvero rimanere indifferenti di fronte alla voluttuosa "Sin of mine”, quelli dei Doors proveranno un “brividino” per le atmosfere dilatate della deliziosa "Let me be myself” e tutti gli estimatori della buona musica, una volta sfumato l’epilogo strumentale “Horizons”, si troveranno, ne sono certo, a magnificare “Sound of the wind” per quello che è, ovvero una lucida e vivida dimostrazione di come talento e ispirazione siano ancora armi invincibili per sconfiggere ogni eventuale forma di retorica e di artificiosa nostalgia.
L’attesa è stata ampiamente ripagata … sentitamente ringrazio.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 24 nov 2017 alle 06:25

non sono un grande fan delle voci femminili ma recentemente mi sono imbattuto in un gruppetto non male di cittadella (padova) noti come Messa che mi hanno fatto ricredere quindi un'ascoltata anche al disco presente mi sembra doverosa, anche vista l'entusiastica recensione. l'unica cosa mi chiedo è perchè un album che riceve 8 come voto non sia finito tra i top album, capisco non si tratti di un grande nome ma...

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