Dopo lo scarso accoglimento da parte del pubblico della proposta (eccelsa) dei
WildeStarr e la tragedia familiare che ha colpito la bravissima singer statunitense, a distanza di più di cinque anni dal precedente "
A Tell Tale Heart" credevo non ci fosse più alcuna chance di rivedere in attività lei ed il suo compagno
Dave Starr, ex bassista nei dischi storici e leggendari dei
Vicious Rumors oltre a brevi apparizioni in band comunque storiche come
Chastain e
Laaz Rockit, invece sono stato mosso ad improvvisa gioia nell'appurare che la
Scarlet Records si è presa la briga di produrre anche questo terzo capitolo intitolato "
Beyond the Rain".
La proposta musicale del duo, accompagnati anche in quest'occasione da
Josh Foster alla batteria, è sempre ancorata su un metallo classico incandescente, basato sui riffs forgiati da un
Dave Starr finalmente in pace con se' stesso ma sempre più agguerrito con la sua sei corde, e sulle straordinarie capacità vocali di
London, autrice come al solito di una prestazione fenomenale, svettante su tonalità altissime e potenti come non mai.
Come nella loro tradizione, i WildeStarr sono granitici per l'intera durata del disco, si muovono agevolmente tra up e mid-tempos, non ci sono filler ma al contrario, "Beyond the Rain" si presenta piuttosto variegato, alternando attacchi frontali a brani dal piglio più hardrockeggiante, oscuro o moderno (vedi "
Double Red") ma sempre con trademark 100% WildeStarr ed un gusto per melodie assolutamente non facili ma che quasi in maniera incoscia si stampano nella testa dell'ascoltatore: per farvi un esempio, dopo qualche ascolto leggendo i titoli pensavo di non ricordare alcuno dei dieci brani (anzi, 9 + intro) invece una volta rimesso su il cd durante l'ascolto mi sono trovato ad accompagnare ogni strofa e ritornello con estrema precisione.
Questo il pregio migliore di "Beyond the Rain" e della band, costruire brani non sfacciati, mai banali o sputtanati ma che funzionano al primo colpo, dal suono adulto e maturo: probabilmente rispetto ad "
Arrival" (che continuo a ritenere uno dei dischi migliori usciti negli ultimi 10 anni) ci sono meno brani dirompenti e che centrano il bersaglio immediatamente, come "
Rose in the Dark", "
Rise" o "
Down of the Sun": c'è bisogno probabilmente di qualche giro ulteriore nel lettore (vedi "
Rage and Water" che dopo qualche tentativo è diventata probabilmente la mia preferita dell'album insieme alla decadente "
Crimson Fifhts"), ma ancora una volta i WildeStarr han fatto centro, regalandoci un dischetto di US metal caldissimo ed intenso: per intenditori e nostalgici di un metal che ormai
non tira più e sembra scomparso tra tutta la plastica che il mercato cerca di propinarci.
Per quei pochi che ancora hanno a cuore le sorti della nostra amata musica, eccoli: i
WildeStarr.
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