Una band come i God Forbid ha perfettamente senso nel panorama odierno dove i trend assalgono il mercato come onde anomale, dove l’omologazione è sintomo di sicuro successo a scapito della fiammella creativa, troppo spesso lasciata ad estinguersi per correre appresso alle mode.
Faccio questa premessa perché i God Forbid sono la classica band che sforna dischi piacevoli, formalmente ineccepibili, ma privi di voglia di osare, appiattiti come sono su un sound sempre a metà tra thrashcore americano e melodie swedish, tutto giocato tra potenza e melodia, in un mix che oramai ha fatto il suo tempo.
Tanto più che passi avanti dal precedente “Gone Forever” non mi sembrano siano stati fatti e a poco servirebbe citare qualche pezzo alla rinfusa in quanto dal punto di vista tanto compositivo quanto qualitativo il disco è abbastanza omogeneo.
Di sicuro c’è però che un disco di tal sorta avrà il gradimento di una buona fetta di pubblico, grazie alla sua trasversalità, al suo saper andare incontro ai gusti di tante persone. Grazie anche ad un concept molto attuale, ad una copertina talmente apocalittica che farebbe invidia ai film di Roland Emmerich.
Il succo del discorso è che ci troviamo di fronte ad un disco formalmente perfetto, ma che nella sostanza non dice nulla in più di quanto già detto in passato dalla band stessa o dalle altre bands del genere. Quando è così la scelta se aderire ai pregi della forma o ai difetti della sostanza è tutta vostra, di voi pubblico intendo. Buona scelta.
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