…e siamo infine giunti al decimo capitolo: a vent’anni abbondanti dalla fondazione, la creatura di
Niklas Kvarforth raggiunge l’importante traguardo, reso ancor più vistoso dalla nota numerazione progressiva che contraddistingue i titoli degli album.
Onestà intellettuale impone di rilevare che gli
Shining hanno tagliato la linea di arrivo in debito d’ossigeno a causa di una progressiva perdita di smalto compositivo, sfociata in quello che inquadrerei senza timori come il primo, autentico passo falso discografico: “
IX - Everyone, Everything, Everywhere, Ends”,
platter sconclusionato ed arruffone.
Certo: mantenere intatto lo stato di grazia del periodo aureo 2001-2007 (periodo nel quale, a mio avviso, gli
Shining hanno stabilmente stazionato sul podio delle migliori
black metal band del pianeta) era impresa impensabile; nondimeno, le indubbie qualità della compagine svedese hanno tenuto in vita le mie speranze in un valido comeback discografico.
Ebbene, posso affermare che per una volta la mia fiducia si è rivelata ben riposta: questo nuovo “
Lupo Senza Branco”, sebbene lungi dai migliori episodi della formazione scandinava, si attesta da subito su livelli più che discreti…
…oddio, proprio da subito non direi: in effetti, il riffing che inaugura la sguaiata
opening track “
Svart ostoppbar eld” mi ha fatto temere il peggio.
Per fortuna la situazione migliora già con la successiva “
Gyllene portarnas bro” (composizione che risale addirittura ai tempi di “
Livets ändhållplats”), traccia multiforme, oscura e tormentata come nella migliore tradizione di casa.
La doppietta centrale del disco ne rappresenta il momento di maggior valore: la malevola "
Jag Är Din Fiende" mette in mostra un incipit che farà sobbalzare i fan della band, un drumming ispiratissimo da parte di
Jarle Byberg ed uno splendido assolo del guest
Andy La Rocque (decisamente promosso anche per il lavoro svolto in sede di produzione); in “
Han som lurar inom” sono invece le trame del bassista
Marcus Hammarström ad emergere con prepotenza, marchiando a fuoco un saliscendi emotivo davvero memorabile.
"
Tolvtusenfyrtioett", pregiato quanto inessenziale intermezzo pianistico ad opera dell’altro guest
Olli Ahvenlahti, cede presto il passo alla conclusiva “
Mot Aokigahara”, i cui arpeggi acustici e la sofferta vena intimista dimostrano una volta ancora l’ampiezza dello spettro sonoro che la creatura di
Niklas è in grado di coprire -i chitarristi
Peter Huss ed
Euge Valovirta si concedono digressioni dal sapore addirittura
pinkfloydiano-.
Tirando le somme, definirei “
X – Varg Utan Flock” opera matura, coerente, in cui partiture estreme e parentesi riflessive trovano un’armonia invidiabile, capace di miscelare con calibro le influenze non estreme (
blues,
progressive rock, classiche e
jazz) che da tempo ormai contraddistinguono il combo svedese. Oltre a ciò, reputo il neonato di casa
Shining il più sinceramente sofferto e personale tra le loro recenti release.
Poi se
Kvarforth sia un poser e se i Nostri non suonino più "vero"
black metal da oltre dieci anni non saprei, e in tutta franchezza m'interessa meno di zero.
A me interessa la buona musica, e in “
X – Varg Utan Flock” ne ho trovata in abbondanza. Questo è ciò che dovrebbe contare.