Il primo embrione del
Violet Theatre nasce agli albori degli anni ottanta, in parallelo all’attività dei Death SS (nel momento in cui il loro microfono, poco prima della pubblicazione del “maledetto” “
Evil metal”, viene affidato a
Sanctis Gorham …
Steve Sylvester tornerà nel 1988 per rifondare la sua "personale" versione della
band …), per poi assumere contorni più definiti nel 1984 quando
Paul Chain e
Paul Dark Giannotti, con il supporto di batteristi come
Lux Spitfire,
Eric Lümen e
Thomas Hand Chaste, perfezionano i prodromi di un suono viscerale e fortemente ispirato dai “classici” del
doom.
Il progetto si consolida quando, sempre nell’84,
Chain durante un festival a Pavia incontra
Marco Melzi della neonata
Minotauro Records, creando da lì a poco un sodalizio durevole e straordinariamente proficuo.
La
partnership prende avvio con un
Ep dal didascalico titolo “
Detaching from satan”, a sottolineare il nuovo corso filosofico ed espressivo del poliedrico musicista pesarese, che intende dare un taglio netto con il suo passato “dannato” e abbraccia (fin dai simboli presenti sulla copertina e da quella “magia viola” citata nel trafiletto programmatico inserito nel volantino allegato) una visione alchemica della sua arte, intesa come una ricerca spirituale ad ampio spettro, imperniata su una riflessione profonda sui concetti di vita e morte.
La foto (a quanto pare scattata alla macchinetta automatica della stazione di Pesaro!) della
cover, che rievoca i manifestini funebri e la stessa denominazione del progetto (un contrasto tra
Teatro e il colore
viola, considerato nefasto per quegli ambienti …) contribuiscono al fascino straordinario dell’opera, in cui la Aria “diavoletto” di
Paul si scontra con le pulsazioni costanti del basso di
Dark e con il battito poderoso e fantasioso dei tamburi di
Eric Lümen, (il batterista dei Revenge sostituisce
Spitfire, che avrebbe dovuto suonare sul disco e che invece, a causa di un incidente motociclistico, deve passare la mano …), mentre il canto “fonetico” dello stesso
Chain sembra davvero mettere in comunicazione i due fondamentali livelli dell’esistenza.
Solo quattro brani, sufficienti però per costituire un’autentica pietra miliare del
rock tenebroso e visionario, a partire da quella “
Occultism”, scritta da
Maurice Cucchiarini dei Run After To, ancora in grado, a distanza di trent’anni abbondanti, di far rabbrividire l’astante con la sua intro (vagamente Goblin-
esca) raggelante e i fraseggi di chitarra cupi e ossessivi.
Si continua con “
Armageddon” che dopo un
sample tratto da un vecchio 45 giri di musica classica, lacera l’aria con un riff sferzante e spietato, seguito dalla mitica “
Voyage to hell”, un coagulo di acida empietà e da “
17 day” (impreziosita dalla voce ieratica e luciferina di
Gilas), che sgrana un rosario di natura Sabbath-
iana squarciato da un liturgico
break tastieristico e da un finale disperso nelle lande più abissali dell’oscurità.
Il programma originale terminava qui, ma come già nelle precedenti ristampe su
Cd (quelle del 2010 e 2013), la
Minotauro Records, aggiunge a quest’edizione completamente rimasterizzata del disco due lunghi brani tratti dalle leggendarie “
Relative tapes” (per completezza d’informazione aggiungo che i suddetti pezzi li trovate anche su un
12” edito dalla High Roller Records nel 2011) … “
Pentagon society” (con una sezione ritmica composta da
Thomas Hand Chaste e
Claud Galley), dalle dilatazioni avvolgenti e ipnotiche, e “
Vivid eyes in the dark”, squassata da plumbee spirali
psych e da tormentate e palpabili distorsioni, a comporre una materia multiforme, sulfurea e allucinata.
Insomma, se ancora non l’avete fatto, impossessatevi quanto prima di questa impressionante esplorazione musicale sospesa tra sacro e profano, arricchita da un’attenta ottimizzazione sonora, capace di conservare intatta la carica primordiale di un artista (e dei suoi valenti sodali) non a caso considerato tuttora un caposaldo assoluto della migliore “arte nera”
made in Italy.