In epoche di prepotenti (e talvolta un po’ posticci …) “ritorni di fiamma” per le radici
blues dell’
hard-rock, accolgo con enorme piacere il ritorno degli
Electric Swan di
Lucio Calegari, un musicista straordinario per sensibilità e vocazione, che già con i favolosi Wicked Minds ha fornito ampia testimonianza di quanto attitudine e
background siano fondamentali per approcciarsi in maniera vitale e proficua a generi così codificati, sfruttati e amati.
“
Windblown”, terzo capitolo di una discografia di notevole livello, è ancora una volta un’opera grondante di
feeling e forza espressiva, a cui i piacentini affidano tutta la loro passione per il
roots-rock americano (compreso
funky e
soul), innervandolo di elettricità, immaginazione e di dosi imponenti di tangibile
pathos.
Ribadire con decisione che da queste parti non troverete l’ombra di fastidiose sofisticazioni, diventa ancor più doveroso per distinguere i nostri da ogni eventuale
parvenu dell’
old-fashioned, ma credo altresì che sia sufficiente prendere contatto con la voce duttile e intensa di
Monica Sardella, le suggestive colorazioni chitarristiche allestite da
Calegari, le frementi pulsazioni ritmiche prodotte da
Vincenzo Ferrari e
Alessandro Fantasia e con tutte le brillanti composizioni presenti nella raccolta per rendersi conto istantaneamente che qui non si tratta di un’infatuazione superficiale e opportunistica per certi suoni.
Passionalità, talento e un gusto innato per le strutture armoniche vibranti ed evocative finiscono così per essere incapsulate in una dozzina di canzoni di grande efficacia, in cui la “menzione d’onore” diventa davvero un fatto puramente soggettivo … ci sono le scosse incandescenti di “
Cry your eyes out”, il
mood avvolgente e accattivante di “
Face to face” (un brano molto “cinematografico” …), la liquida fisicità di “
Leaves”, l’iridescenza dello strumentale “
Beautiful bastard” (impreziosito dall’eccellente prova di
Sergio Battaglia al
sax …) o ancora il lirismo languido di “
Here is nowhere” … a voi scegliere quale sfumatura del programma vi sollecita maggiormente i sensi, consapevoli che la soluzione migliore sarebbe godere dell’albo nella sua interezza senza impegnarsi in inutili tentativi di selezione.
Se poi volete appurare in maniera esplicita il modo in cui gli
Electric Swan si confrontano con la
Storia del
rock, ecco “
Sin’s a good man’s brother” dei Grand Funk Railroad, un’entusiasmante versione di “
If I’m luck I might get picked up” di
Betty Davis e “
Midnight” dei T. Rex, riletture di enorme pregio, capaci di conciliare spontaneità, devozione e inventiva.
Non c’e
trend “retrò” o nostalgia che tenga … le emozioni “vere”, per fortuna, sono ancora in grado di travalicare le logiche di mercato e le pastoie temporali e “
Windblown” è una lampante dimostrazione di tale assioma.
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