Io non ho idea da dove siano sbucati fuori questi ‘Stampede Queen’, le notizie in mio possesso mi raccontano di una band balzata agli onori della cronaca per una partecipazione nella compilation ‘Hollywood Hairspray’ su Perris Records nell’anno di grazia 2002.
Devono aver fatto veramente una buona impressione alla label americana visto che gli ha messi immediatamente sotto contratto e consente a noi inguaribili masticatori di hard music di gustarci questo adrenalinico dischetto.
Onestamente non avevo ascoltato un esordio tanto convincente dall’ omonimo Johnny Crash (chi se li ricorda alzi la mano!) e correva l’anno 1990.
‘A Night At the Cockfights’ è un puro concentrato di tutto quello che l’hard rock dovrebbe rappresentare (…e aggiungo essere): Ribellione, Sudore, Fun, Groove, Sesso, Melodia e una dose di sana trascuratezza che le plastificate bands attuali patrocinate MTV hanno smarrito, persi come sono tra video promozionali, interviste e giochetti con computer e produzioni super pompate.
Le 14 tracce sono un escursus attraverso tutto quello che di buono il genere ha sfornato negli ultimi trent’anni: il rock anthemico dei Kiss in ‘Woman In A Fast Car’, l’hard torrenziale di Ac Dc con ‘Never Turn Your Back on Rock ‘N’ Roll’ o la melodia decadente ed ironica di Alice Cooper in ‘Daisy Mae’.
Ma non si limitano a qualche citazione dei massimi sistemi, tra le pagine sonore rigorosamente in ordine sparso avrete modo di gustarvi le scariche di punk aggressivo e velenosamente melodico contenute in ‘Sunshine Annie’, le paillets e i lustrini di una autentica glam song quale ‘Mister Saturday Night’ e la penombra livida e maledetta di L.a.Guns e Iggy Pop con ‘Dee Dee Dominator’.
Trova posto anche un lievo accenno a gruppi troppo in fretta dimenticati come Junkyard e Rhino Buckett, dai quali gli ‘Stampede Queen’ hanno appreso l’ impagabile arte di unire magicamente l’ hard torrenziale e corrosivo ad una vena melodica, stradaiola e sguaiatamente sgraziata.
E che dire di ‘Wet Velvet’: un blues sanguigno e umido come il titolo che porta.
‘Get up’, ‘Freewheeler’, ‘Devils Glove’: un elenco infinito di canzoni riuscite che mi piacerebbe tanto saggiare in sede live per comprendere al meglio il potenziale espressivo di questi quattro “Desperados”.
Approfitto di queste righe per una piccola chiosa sulla produzione, è esilarante prendere note delle dichiarazioni di mega gruppi rock (non faccio i nomi…Green Day, U2, Oasis..emh….Metallica tanto per gradire) che regolarmente ci ammorbano con la difficoltà riscontrate in sede di registrazione nel trovare il suono giusto e poi si ha il piacere di ascoltare questo sound pieno, corposo e pastoso registrato, prodotto e mixato con un budget neanche paragonabile a quello delle bands in questione.
Una sana riflessione sarebbe d’obbligo, come imperativo incondizionato è l’acquisto di questo ‘A night At the Cockfights’, non ve ne pentirete!
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