Vi sono band che producono dischi come fossero oggetti in serie, fatti in catena di montaggio, assemblati e presentati al pubblico come hamburger in un fast food: pronti per essere consumati e quasi subito dimenticati.
E poi ci sono le band di sognatori, di gente che insegue quel sogno chiamato musica (heavy metal nel nostro caso) e che si tiene alla larga dall'usa e getta che pervade quasi ogni aspetto della nostra era prendendosi tutto il tempo che serve per realizzare il proprio ideale.
Sembra una presentazione pomposa ma davvero questo "
Seas of Oblivion - Tetramental I" terza fatica sulla lunga distanza dei transalpini
Nydvind, la prima sotto la piccola label
Malpermesita, merita di essere celebrata a dovere.
La band del mastermind
Richard "Hingard" Loudin a 8 anni dal precedente "
Sworn to the Elders" ha dato il via a quella che sarà una tetralogia dedicata ai 4 elementi (aria, terra, acqua e fuoco) con questo disco dedicato al Mare, celebrato da otto brani che guidano l'ascoltatore a contemplarlo attraverso le visioni di un marinaio.
I brani, a partire dall'intro "
Plying the Oars" che solleva il velo mostrandoci il vasto e silenzioso infinito liquido disturbato solamente dal vogare faticoso di un equipaggio, non vedono il marinaio protagonista ma al contrario egli si spersonalizza lasciando che la scena venga occupata totalmente dal Mare.
Ed il terzetto d'oltralpe dipinge meravigliosamente ogni sfaccettatura del profondo blu capace di furie improvvise quando le tempeste sembrano fonderlo al cielo, illustrate dai cori e dalle chitarre ossessive in "
Skywrath", come di momenti di calma quasi irreale in "
Till the moon drowns".
Così in "
Sailing towards the unknown" che con le sue vocals graffianti
ed i suoi riffs che si ripetono riporta alla mente le immagini delle onde che incessantemente si infrangono a riva, o ancora nella lunga "
Through Primeval Waters" o nella conclusiva splendida suite "
Unveiling a new earth" i cori ora evocativi ora disperati e malinconici e le lunghe partiture strumentali risuonano come l'omaggio a qualcosa di indomabile ed invincibile.
Potrei proseguire ma mi rendo conto che una proposta del genere non possa essere descritta completamente ma debba essere provata per essere compresa veramente.
Potrei sottolineare come i
Nydvind riprendano certi cori propri dei Falkenbach o dei primissimi Einherjer, di quanto certe loro sonorità siano debitrici al pagan black dei Winterfylleth, ma sarebbe solamente un esercizio di stile.
Quando un disco esprime queste atmosfere, quando non parla al cervello ma all'anima, allora le parole diventano inutili e tutto ciò che serve è perdersi nei suoi solchi proprio come barche sulla spuma marina.
Non lo consiglio a chi ama il black metal, non lo consiglio a chi ama il viking oppure il death, non lo suggerisco agli amanti del pagan: "
Seas of Oblivion" è un disco da avere per chiunque pensi che la musica debba risuonare in profondità nel proprio essere.
Nydvind - "
Seas of Oblivion (teaser)"