“
A me me piace o'blues e tutt'e juorne 'aggià cantà” ... non è “difficile” immaginare che
Phil Collen abbia usato parole simili a queste, profferite con tipico accento
cockney, per comunicare ai suoi compagni dei Def Leppard l’intenzione di impegnare un po’ del suo tempo libero nei
Delta Deep.
Così, mentre
Joe Elliot insegue il suo amore per il
glam-rock con i Down ‘N’ Outz (
Viv Campbell renderà la pariglia con Last In Line e il ritorno dei Riverdogs), il chitarrista mette insieme una formazione (tra cui
Robert DeLeo degli Stone Temple Pilot) di tutto rispetto e si dedica anima e corpo a registrare un disco di poderoso r
ock-blues & soul (l’eponimo del 2015, oggi ristampato dalla stessa
Frontiers Music), frutto di una passionalità semplice e sincera, priva di “novità” quanto di snaturanti sofisticazioni.
Il palco è da sempre uno dei migliori banchi di prova del settore (e del
rock n’ roll in generale ...) ed ecco che l’occasione per testare la tenuta del gruppo dal vivo arriva con questo “
East Coast live” un lavoro che mi sento di consigliare indistintamente a tutti i
musicofili senza pregiudizi, che attraverso i suoi solchi potranno allontanare ulteriormente l’idea che il progetto sia solo il “passatempo” di una celebrità annoiata e poco ispirata.
Innanzi tutto confermiamo la buona qualità del
songwriting e l’intensità della sei corde (nello specifico impregnata di riverberi di
Jeff Beck,
Gary Moore e
Jimi Hendrix) e della voce di
Collen e spendiamo un plauso per una solida sezione ritmica, per poi arrivare a incensare la vera protagonista della situazione, e cioè
Debbi Blackwell-Cook, in possesso di una laringe rovente (qualcosa tra
Lisa Keukala e
Joyce "Baby Jean" Kennedy) e d’innate doti da
entertainer, che le consentono di non smettere un secondo di interagire simpaticamente con il pubblico.
La scaletta è un vero concentrato di calore ed energia e anche grazie a un paio di “strategiche”
cover (“
Black dog” degli
Zeps e una straordinaria versione di “
Mistreated” dei Deep Purple) appare appetibile pure per chi apprezza suoni più “duri”, diventando, di fatto, un’ora abbondante di puro godimento
cardio-uditivo esente da controindicazioni.
Per quanto riguarda il resto delle tracce potremmo spendere una menzione speciale per le torride “
Bang the lid” e "
Bless these blues", l’accattivante “
Miss me”, la pulsante e strisciante “
Black coffee” (pure questo un
remake, di
Ike e
Tina Turner) e ancora per la rocciosa “
Shuffle sweet”, la suadente “
Private number” e la possente “
Down in the delta”, ma in realtà, come anticipato, è l’albo nella sua interezza a garantire vibrazioni positive e appaganti.
Se siete soliti “misurare” i prodotti musicali attraverso le emozioni, incuranti del fatto che spesso scorrono copiose anche in quella che qualcuno potrebbe definire “
solita vecchia roba”, sono certo che “
East Coast live” fa per voi … e a chi eventualmente lo dovesse criticare per la sua diversione
bluesistica,
Collen,
ehm, non può che rispondere con un sonoro “
tengo ‘a cazzimma e faccio tutto quello che mi va” … sempre in puro
british-style, ovviamente.
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