Sebbene la casa discografica, l'ottima
Vàn Records, li classifichi come ambient black metal, gli islandesi
Almyrkvi, in realtà, si cimentano in una sorta di ibrido che mescola il funeral doom metal con le suggestioni del metallo nero per un risultato non troppo lontano da quanto fatto in passato da gruppi come Nortt, Void of Silence o Potentiam.
Al di là delle classificazioni che, a mio modesto parere, lasciano spesso il tempo che trovano,
"Umbra" è un lavoro di pregevole fattura nel quale il mastermind del gruppo,
Garðar S. Jónsson, qui accompagnato dal batterista
Bjarni Einarsson, mette in scena un suono angosciante, gelido e carico di atmosfere dilanianti che, ineluttabili, ci pongono di fronte alla inutilità della vita ed alle sue contraddizioni.
Gli
Almyrkvi non scelgono le lentezze esasperanti del funeral, ma prediligono tempi "vivaci", qui e la addirittura veloci, che sono perfetti nel permeare il tutto con quell'alone malvagio tipico del black metal che ben si sposa con un'opera come questa, certamente attenta alla melodia, ma fondamentalmente estrema, sofferta e dalla carica dannatamente negativa ed "anti".
Tutto questo mi porta a dire che
"Umbra" non è un lavoro facile da approcciare, e nemmeno un album con il quale sfogare la propria rabbia o la propria esaltazione, piuttosto siamo di fronte a musica con la quale riflettere e nella quale perdersi completamente con la possibilità, se si sarà in grado di coglierne la profondità, di non tornare mai più veramente indietro.
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