"Pandaemorthium (Forbidden Formulas to Awaken the Blind Sovereigns of Nothingness)", secondo lavoro per
Esoctrilihum, non è un album facile da inquadrare, non è un album facile da ascoltare, non è un album facile da giudicare.
Completamente avvolto nel mistero,
Asthâghul, l'unico uomo dietro il progetto, riversa il suo isolamento e la sua concezione misteriosa della musica in un lavoro che, partendo da una base death / black metal, si ammanta di una atmosfera lovecraftiana per spingersi verso territori "cosmici" e spaventosi nei quali si viene catapultati da una serie di brani complessi, articolati, lunghi ed assolutamente lontani da qualsiasi forma di standardizzazione.
Esoctrilihum mette in scena una rappresentazione fortemente evocativa e mistica nella quale si alternano chitarre compresse dal sapore post thrash, sfuriate death metal di scuola Nile / Immolation / Portal, partiture esoteriche di matrice black metal (a me sono venuti spesso in mente i primi Maldoror mixati con i Leviathan più inquietanti), rallentamenti vicini a certo doom ma anche vagamente psichedelici ed una sezione ritmica (campionata?) mai uguale a se stessa ma continuamente in divenire e vero motore di tutto il disco.
A completare questo quadro così particolare ci pensano le vocals di
Asthâghul che, in maniera eccellente, alterna un possente growl catacombale ad urla distanti ed inquietanti, completando il tutto con una serie di cori dal sapore "monastico" che ben si adattano ad invocare i Grandi Antichi dello scrittore di Providence che ho citato più in alto.
Fin qui la descrizione "tecnica" dell'album.
Ma c'è dell'altro. Molto altro.
"Pandaemorthium" è un lavoro pesante, in tutti i sensi.
Il suo ascolto è materia complessa e non per tutti.
Seguirne le evoluzioni, le sfumature, sopportarne la paura e la gravità, comporta una predisposizione particolare ed una predilezione per tutto ciò che non è scontato e lontano dal mainstream poiché siamo al cospetto di musica "estrema" nella accezione più elevata, e pura, del termine, tanto che anche i "semplici" deathster o blackster potrebbero trovare un'opera del genere troppo dura da digerire e troppo complessa da capire.
Vero è che non sempre l'artista francese coglie il punto come si dice, e a volte la sua musica si fa troppo dispersiva e francamente troppo prolissa, questo soprattutto nella parte finale dell'album che, pericolosamente, sembra assomigliarsi troppo nel passare da un brano all'altro, ma tutto questo inficia solo in parte il risultato finale complessivo che, a mio avviso, è di buonissima qualità e, soprattutto, testimonianza di un artista creativo, intelligente che, molto probabilmente, deve ancora esprimere il meglio di se stesso, meglio che verrà fuori quando
Asthâghul saprà limare quei difetti che, qui e la, ancora emergono nella sua musica.
In ogni caso,
"Pandaemorthium" è un album da ascoltare, è un album importante per questo 2018 e, di certo, un vero, misterioso, monolite di musica estrema che potrebbe lasciarvi attoniti di fronte al suo tono biblico ed al pantheon delle sue, malefiche, divinità, ma che, al contempo, potrebbe farvi innamorare delle sue melodie orrorifiche e del suo colore plumbeo e distante dalla luce.