Tedio cosmico.
Riassumerei così l’ascolto di “
Ancient Shadows of Saturn”, nuovo
full length dei brasiliani
Lumnos.
Spiace davvero stroncare la
one man band del buon
Putrefactus, prolifico polistrumentista
underground senz’altro animato da sincera passione e comunque in grado di creare musica seria e coerente col genere proposto. Nel contempo, onestà intellettuale impone di denunciare il problema di fondo che azzoppa l’intera esperienza uditiva: la noia.
Già, perché quella dell’
ambient /
atmospheric black metal è materia infida e perniciosa da trattare: se è pur vero che non richiede particolari capacità tecniche, sopraffine doti di arrangiamento o chissà quali conoscenze di teoria della composizione, altrettanto vero è che per funzionare non può prescindere da un clamoroso fattore coinvolgimento.
L’ascoltatore, in poche parole, deve poter chiudere gli occhi ed essere letteralmente trasportato altrove, rapito dalla carica evocativa dei brani.
Purtroppo, più che farti fluttuare nello spazio contemplando stelle e corpi celesti, i pezzi di “
Ancient Shadows of Saturn” materializzano l’immagine del tasto
skip dello stereo...
Si badi: il problema non risiede affatto nella (comunque ragguardevole) durata media delle canzoni, bensì nella generale mancanza di spunti di interesse e nella esasperata reiterazione di partiture tutt’altro che memorabili.
I 12 minuti dell’
opener “
I Am Born From a Star” esemplificano alla perfezione il discorso sopra svolto: tutto è formalmente al posto giusto (chitarre zanzarose, atmosfere dilatate,
drumming sintetico,
synth sognanti e
screaming vocals sporadiche e seppellite), ma nulla cattura l’attenzione, tanto che giungere sino al termine risulterà impresa ardua.
Analoga disamina, ahimè, potrebbe svolgersi per l’intera
tracklist, pur registrandosi alcuni insostenibili picchi di uggia (penso
in primis alla narcotica “
No Soul Is Near”) e qualche lieve sussulto (la conclusiva “
Existentialism”).
I fan del genere potranno comunque rinvenire nella proposta dei
Lumnos alcuni spunti degni di nota, né si registrano, nei 51 minuti di “
Ancient Shadows of Saturn”, drammatici crolli qualitativi, passaggi inascoltabili o fragorose cadute di stile.
Tuttavia, soffermandosi sui lavori di band dal sound simile come
Midnight Odissey,
Mare Cognitum,
Lustre,
Spectral Lore e
Mesarthim ci si renderà agevolmente conto che il gap, per la solinga compagine carioca, è davvero abissale ed arduo da colmare.
Lieto di venir smentito, ma per quanto mi riguarda, ad oggi, non ci siamo.