I Saint Vitus, insieme a Trouble e The Obsessed, hanno costituito il trio fondamentale per lo sviluppo della scena doom americana negli anni '80. Una formazione che ha certamente precorso i tempi, la cui influenza si è fatta sentire in maniera determinante soprattutto negli ultimi anni su gruppi che hanno chiaramente ammesso la sua importanza. Dai Down agli Eyehategod, dai Crowbar ai Goatsnake, tanto per fare qualche nome, senza dimenticare gli svariati progetti che hanno coinvolto ex-membri del quartetto, vedi Spirit Caravan, Place of Skulls, The Hidden Hand, Terrafirma, Debris Inc., ecc, il marchio dei Saint Vitus è ancora oggi ben vivo e visibile tra i loro successori.
In sostanza il contributo offerto dagli statunitensi al movimento heavy doom (e stoner..) si può definire talmente prezioso da averli elevati a livello di culto già all'indomani del loro scioglimento, avvenuto verso la metà dei '90.
Per gli appassionati la maggior difficoltà stava forse nel reperire il loro materiale, come ad esempio questo "Live" pubblicato nel '90 dalla Hellhound, cosa che limitava la possibilità in particolare dei più giovani di fare conoscenza con una band di tale caratura.
Ora del presente album esce la ristampa grazie alla Southern Lord, la quale ha incluso un corposo booklet con commenti e foto inedite, e questo monumentale disco dal vivo torna alla luce in tutta la sua drammatica potenza.
I Saint Vitus sono forse stati i primi a coniugare il rifferama e le atmosfere Sabbathiane con un'attitudine ribelle, anarcoide, punk, vicina all'irruenza dei Black Flag. Ne è nato un suono denso, poderosamente heavy, oscuro e sregolato, vibrante di stacchi metallici e frenate doomeggianti, condotto in particolare sul filo del connubio tra la chitarra acida e strabordante di Chandler e la voce vissuta ed inconfondibile di "Wino" Weinrich, all'epoca impegnato prevalentemente al microfono.
Quattro bikers brutti, sporchi e cattivi, che cercano di rovesciare la loro innata forza muscolare nelle scenografie profonde e drammatiche di un "Paranoid" o di un "Sabbath bloody sabbath", con risultato addirittura esaltante come si può ascoltare in questo lavoro che immortala un concerto tenutosi in Germania nel novembre '89. Sono compresi tutti i brani fondamentali del gruppo americano, dallo storico manifesto "Born too late" al celeberrimo cavallo di battaglia "White stallions", ed ancora "Look behind you" e la tellurica "War is our destiny", della quale ricordo una buona versione dei nipponici Church of Misery, altra band da annoverare tra i discepoli Vitus-iani.
Niente da aggiungere, visto che si tratta di un titolo che non può mancare nella collezione di un adepto heavy/doom/stoner che si rispetti. Se non lo avete già è il momento di procurarvelo.
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