L'attesa di "
Cobra Speed Venom" decimo o dodicesimo - scegliete voi se contare anche i due lavori pubblicati sotto il monicker Crown of Thorns- studio album della band di
Johan Lindstrand e
Marko Tervonen rilasciato da
Metal Blade è stata per il sottoscritto piena di dubbi e speranze.
Dopo aver ascoltato l'EP che ne anticipava l'uscita infatti si era fatta largo in me la speranza che una delle mie band preferite avesse ancora davvero qualcosa da dire e che non avesse smarrito del tutto la magia interrottasi così bruscamente con "
Doomsday King".
Bene, dopo aver ascoltato moltissime volte "
Cobra Speed Venom" quasi cercando a forza qualcosa che non andasse, posso dichiararlo a gran voce: i
The Crown SONO TORNATI!
Mi permetto una digressione: credo che paradossalmente la rovina o i giudizi negativi su alcuni lavori di bands "storiche" derivino proprio dai capolavori stessi che questi gruppi hanno composto alzando l'asticella a livelli non sempre raggiungibili, si pensi ai Dark Tranquillity (solo come esempio) ed al loro "The Gallery" per capire. Forse dovremmo tutti iniziare a giudicare ogni disco per quello che è nel momento in cui viene pubblicato.
Beh..fine della digressione...veniamo a "
Cobra Speed Venom".
Molti rimpiangono
Janne Saarenpää dietro le pelli ma ho trovato il lavoro di
Henrik Axelsson perfetto per il groove decisamente thrash oriented di tutto il disco.
L'opener "
Destroyed by Madness" dopo una breve sinistra intro scatena riffs affilati come rasoi che non lasciano scampo uniti ad una sezione ritmica assassina: un'aggressione continua che non ci lascerà più per tutti gli oltre 45 minuti del platter.
"
Iron Crown" che avevamo già apprezzato nell'EP di fine 2017 si conferma assolutamente micidiale con il suo ritornello tessuto sopra un'armonizzazione che si stampa a forza nel cervello.
Non ci sono pause: "
In the name of death", una delle tracce migliori dell'intero album, ci piomba addosso senza lasciare scampo e ci cattura con il suo ritmo trascinante ed i suoi echi hard'n'roll.
Il mid-tempo di "
We avenge!" consente di rifiatare da tanta furia ma subito la ferocissima titletrack ci afferra nuovamente per il collo sbatacchiandoci senza nessuna misericordia e regalandoci anche un duetto finale da brividi tra
Sörqvist e
Tervonen.
"
World War Machine" con il suo incedere marziale, "
Necrohammer" con i suoi ritmi slayeriani e la seguente "
Rise in Blood" costituiscono un trittico che fomenterà un headbanging furioso in sede live.
Prima della lunga traccia conclusiva "
The sign of the Scythe" che chiude l'album davvero alla grande, abbiamo ancora il tempo di gustare la malinconica "
Where my Grave shall stand" che -sebbene al primo ascolto mi sia sembrata fuori luogo- dopo qualche passaggio risulta perfetta per introdurre il gran finale.
So che per molti il voto è la cosa più importante in una recensione ma credetemi, rispetto alla gioia di avere nuovamente un lavoro dei
The Crown che suona davvero come un disco dei
The Crown, diventa solo un dettaglio.
Bentornati ragazzi, ci mancavate!
The Crown - "
Cobra Speed Venom"