Dopo ben 10 anni tornano a farsi sentire gli
ShadowKeep e tenetevi forte perché sono in formissima! La band inglese, autrice di tre buonissini dischi di prog/power metal tra il 2000 e il 2008, sembrava purtrppo dispersa tra le sabbie del tempo, alla deriva nel mare magnum delle cult band, senza aver raccolto quanto meritato, con la sola soddisfazione di aver lasciato un bel ricordo nel cuore metallico di alcuni appassionati. Eccomi.
Poi la svolta. Nel buio e nell'umido degli scantinati di Guildford,
Chris Allen e
Nicki Robson hanno continuato a forgiare riff e melodie, preparando il rientro in pista della band, con una grossa novità: il leggendario
James Rivera (Helstar, Mind's Eye, ecc...) si è unito al gruppo ed ha contribuito con le sue vocals (riconiscibili tra mille) a portare nuova benzina nei serbatoi degli Shadowkeep.
Se i precedenti lavori degli inglesi (il primo soprattutto) erano indirizzati verso sonorità molto simili a quelle dei vecchi Fates Warning o dei primi Queensryce, sul nuovo omonimo disco assistiamo ad un leggero "aggiustamento" della proposta musicale. All'interno di Shadowkeep ci sono ancora cambi di tempo ripetuti, cambi di atmosfere ma tutto è ampiamente digeribile e lontano anni luce dall'onanismo sonoro di troppi gruppi con venature prog, quello che ci viene buttato in faccia è un metal assolutamente americano, ricco di riff potenti, assoli laceranti e ritmiche insistite. A tal proposito voglio sottolineare il gran lavoro di batteria di
Omar Hayes che con un sacco di fill, cambi di tempo ragionati, velocità mai proibitive, riesce con le sue digressioni ad accompagnare i tanti riff infondendo potenza ai brani. Dicevo poco fa del leggero cambio di suono dei Nostri; parlerei nello specifico di "lieve indurimento" che chiama in causa paragoni con vecchi Sanctuary ed Helstar.
La qualità del lavoro eseguito dalle chitarre è eccelsa, soprattutto nel riffig vario e potente che riescono mettere in campo. Durante il primo attento ascolto in cuffia mi sono fermato più volte guardando il vuoto ed esclamando a voce alta "porca troia che missile!" oppure "vacca can che bomba!". E non mi succede spesso.
Tracce come "
Angels And Omens" , "
Isolation", "
Immortal Drifter" (impossibile non cantare con
James) e la lunga e conclusiva"
Minotaur" sono... il metal.
Rivera sfodera una grande prestazione, dando spazio alle capacità della sua ugola d'acciaio ma trattenendo parte della sua indole più malvagia che non si addice alla proposta degli Shadowkeep. -Per capirci, latrati come quello usato su "
Fall of Dominion" (l'opener di This Wicked Nest) o su alcuni pezzi degli Helstar in generale, qui non li sentiamo-. È possibile invece apprezzare una parte delicata delle sue corde come in occasione della breve arpeggiata "
Little Lion" o in una sezione della lunga traccia conclusiva. Pensate che esiste qualcuno che ritiene sia un cantante mediocre e sopravvalutato. Eretici!
Non mi resta che ringraziare gli ShadowKeep per questo grande ed insperato ritorno, e complimentarmi con la
Pure Steel Records che fa sempre un grande lavoro nell'underground e che vedrà questo disco nelle classifiche di fine anno. Nella mia sicuro.
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