Provenienti dal nord della California i Demon Hunter arrivano al terzo album sfornando un gioiello di incisività e melodia basata su riff potenti e di buona presa, dopo due album quali l'omonimo Demon Hunter del 2002 e il favoloso Summer of Darkness del 2004, vero masterpiece del combo, tornano a meno di un anno con un album che rimane sugli stessi binari del predecessore innalzando però quelle qualità che rendevano grandiosi brani quali 'not ready to die' e 'i play dead'.Il viaggio sonoro inizia con un brano-intro dove voci angeliche ci portano per mano nel mondo Demon Hunter i quali sopraggiungono con vigorosi riff di stampo thrash che ricordano da vicino bands quali Machine Head (il cantante durante l'attacco vocale estremo si avvicna parecchio al buon Robb Flynn) per virare in ritornelli melodici che si imprimono nella testa dell'ascoltatore, vero trademark della band quello di riuscire sapientemente a mescolare riff pesanti con un chorus melodico e di facile presa. La band si professa di fede cristiana e per questo sovente è stata accostata al filone inaugurato da bands come i POD ma musicalmente i DH stanno su di un altro pianeta, più rocciosi, massicci, compatti e meno mainstream dei cugini di fede religiosa più famosi, inoltre le loro facce non sono fotogeniche e i loro vestiti non portano marche di richiamo per pubblicità semi occulte. Si giunge alla traccia 'deteriorate' e la prima vera chicca che solo i DH sanno produrre spunta fuori, un arpeggio e un cantato che mi ha addirittura ricordato qualcosa dei Depeche Mode più intimisti senza elettronica ci introducono ad un brano trascinante e sofferto capace di combinare delicatezza e riff decisi al suo interno. I brani successivi mantengono questo sapiente metodo di struttura della song che alterna potenza a melodia mai scontata passando attraverso momenti tutti di vera qualità che non fanno mai avvicinare il dito al tasto skip come sovente accade con band affini odierne, 'one thousand apologies', 'ribcage' e la riuscita cover del famoso brano dei Prong 'snap your fingers snap your neck', band che ha fatto la storia e ai quali evidentemente questi DH si sentono legati, tra le songs migliori. Le chitarre tagliano al punto giusto, il cantato ruvido al momento esatto, la batteria fà un alvoro preciso senza strafare e al momento giusto le canzoni sfociano in chorus dove la melodia entra inaspettata a fare da contraltare ad una rabbia sincera e mai forzata. Pochi semi assoli nel cd, si pensa maggiormente alla riuscita in your face della canzone e così si giunge all'ultimo brano, un brano semi acustico coaudiuvato da un piano ad amalgamare i sofferti testi del bravo Ryan, con la voglia di riascoltare il tutto ancora una volta. Un album riuscito questo Triptych, per il sottoscritto addirittura migliore del già fantastico Summer of Darkness, una buona dose di metal alla quale l'etichetta nu stà molto, ma molto, stretta. Un solo consiglio, non ignorate questa band, sarebbe un peccato divino...inoltre l'edizione del cd si trova con tre copertine differenti illustrate da Dan Seagrave (Suffocation, Morbid Angel, Entombed)
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