Quando si pensa ai Trouble, specie alla loro fase musicale più tarda, vengono alla mente soprattutto grandi canzoni rock. Belle, mature, eleganti, intense, parzialmente screziate da tonalità scure e drammatiche che le avvicinano ad una visione melodica del doom, ma anche più semplicemente rock nel senso classico e puro del termine.
Certamente è stata una band importante, riscoperta e rivalutata negli ultimi anni con l’avvento del movimento stoner-doom, una formazione che ha lasciato un vuoto negli appassionati all’indomani dello scioglimento avvenuto verso la metà dei ’90 (ma pare certo il loro ritorno discografico per l’inizio del prossimo anno..nda).
Un vuoto che ora possiamo colmare grazie ai Wet Animal, progetto nato nel 1995 proprio dalla collaborazione di due ex-Trouble: il chitarrista Rick Wartell ed il bassista Ron Holzner.
Il gruppo inizialmente ha stentato a decollare fino a provocare la fuoriuscita di Holzner, il quale si è poi dedicato ad iniziative personali culminate con i Debris Inc., presentati dal sottoscritto tempo fa. Wartell invece ha perseverato, finendo poi col rifondare la line-up nel 2003 insieme all’amico Shane Pasqualla (voce, chitarra) inserendo il bassista Di Prima ed un altro protagonista dell’epopea Trouble, il batterista Jeff “Oly” Olson.
Finalmente arriviamo ad oggi ed al debutto dei Wet Animal, lavoro con tutte le carte in regola per raccogliere, almeno in parte, la pesante eredità del colosso originario.
L’apertura “Soul alone” fuga ogni dubbio, siamo in piena tradizione Trouble con l’inconfondibile groove frutto di un sapiente bilanciamento di solidi riffs heavy ed incantevoli melodie dark. Stile che esprime forza ed energia senza eccessi, privilegiando la forma-canzone di qualità. Discorso valido per numerosi episodi, come la rocciosa e diretta “Land mines” o i fluidi mid-tempo hard rock “Don’t put me down” e “Nomads land”, ma non bisogna pensare che i Wet Animal si riducano solamente ad una copia riveduta e corretta del glorioso passato. Qui abbiamo musicisti di carattere, esperti e dall’enorme capacità di songwriting, quindi la band è perfettamente in grado di mostrare la propria identità grazie ad ottime variazioni di ampio respiro.
E’il caso ad esempio di “Lost in my head” o “Outside a hole”, nei quali scopriamo un’atmosfera limpida e quasi rilassata con piacevoli connotati da hit-single di classe, oppure della estesa ballata elettroacustica “Left behind” dove si esprime il lato romantico del gruppo con brillante fascino settantiano. I seguaci del mondo stoner possono invece godersi le cadenze avvolgenti della rallentata “Fade away”, ombrosa, epica e ricca di vibranti spunti solistici, oppure il tiro massiccio e Sabbathiano della conclusiva “Relentless”, una sfida ed un insegnamento per tanti improvvisati horror-rockers dell’ultima ora.
Album di livello elevato da consigliare a tutti gli amanti del buon rock ed addirittura imperdibile per chi si ritiene fan dei Trouble, i quali rieccheggiano splendidamente nelle note dei Wet Animal.
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