A due anni di distanza dal precedente
"Une ombre régit les ombres", album che non mi aveva convinto, tornano in pista i francesi
Abduction con il loro secondo lavoro di lunga distanza che, fortunatamente, segna un netto miglioramento rispetto al suo predecessore.
Se è vero, infatti, che ancora una volta il gruppo abusa con la lunghezza dei brani, i quali con qualche minuto in meno avrebbero reso senza dubbio meglio, è altrettanto vero che, questa volta, il songwriting risulta più centrato ed il costante alternarsi tra sfuriate black metal ed arpeggi dal sapore post rock, il tutto permeato da una atmosfera in bilico tra epicità e folklore, molto meglio riuscito e più fluido nel suo scorrere.
"A l'heure du crépuscule" è un prodotto che ha bisogno di tempo e di giusta atmosfera per essere davvero apprezzato: la dicotomia della quale vi parlavo prima può essere "fastidiosa" e certamente spiazzante ma, alla fine, è proprio questo continuo contrasto tra gelo black metal e calore degli arpeggi melodici, tra momenti riflessivi (anche lontani dal metal) e micidiali accelerazioni a dare valore ad un album che non faccio fatica a definire eroico per quell'alone di grandeur che si porta dietro e che caratterizza ogni singolo passaggio.
Gli
Abduction hanno, ancora, ampi margini di miglioramento e i loro modelli (Primordial, Opeth e Dissection) sono, per ora, molto distanti, ma, in ogni caso, hanno messo in mostra con il nuovo album una capacità di scrittura ed una destrezza nel saper dipingere atmosfere melanconiche ed epiche di sicuro interesse che, logicamente, ci fa sperare in un futuro ancora più roseo.
Per ora, sebbene con riserva, promossi.
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