Il
curriculum di
Stevie R. Pearce parla di collaborazioni con
Donnie Vie,
Kory Clarke e
Jizzy Pearl e in questo “
Stevie R. Pearce and the Hooligans”, uscito in forma autogestita nel 2017 e oggi lodevolmente ristampato dalla
Cargo Records, non è difficile capire perché quegli artisti così celebri lo abbiano scelto e quanto il nostro condivida la loro visione globale del
rock n’ roll.
Nel lavoro d’esordio di
Stevie R. Pearce and the Hooligans troverete
punk,
glam,
blues,
metal e appena un pizzico di
pop, in una mistura sonora che potrà sicuramente essere apprezzata dagli estimatori di Love/Hate, Warrior Soul ed Enuff Z’Nuff, e che piacerà anche a chi adora trascorrere il suo “tempo di qualità” in compagnia di gente come Honeycrack, Shotgun Messiah, L.A. Guns e Jetboy.
Insomma, un denso concentrato di musica rovente, randagia e lasciva, progettata e realizzata da una
band davvero affiatata e competente, capace d’imprimere una forma di virulenta e scorticante energia alle sue composizioni, riuscendo a far passare in secondo piano una faccenda forse un po’ “sopravvalutata” chiamata originalità.
Le canzoni pulsano e trascinano, scandite da ritmiche impetuose, chitarre fluide e taglienti e da melodie che coinvolgono fin dal primo contatto e si stampano nella memoria con estrema facilità.
E’ proprio l’apertura di “
Bad day”, con il suo
riff dall’impatto istantaneo e il coro
anthemico, a rappresentare il manifesto di tale approccio, ma anche le successive “
Goin’ down”, sferzante e
stradaiola, e la più cupa (e vagamente
Alice Cooper-iana) “
Nobody loves you“, colpiscono i sensi cagionando veementi scariche di adrenalina.
“
You” ammorbidisce i toni e aggiunge una spruzzata di soffice patina psichedelica al programma e “
Same old story” sconfina con profitto nei solidi terreni dell’
hard-blues, in collisione col clima spensierato di “
Set my soul on fire”, dalle importanti velleità “radiofoniche”.
I contrasti continuano con le raffiche
punk n’ roll di “
Can’t turn your back on blood”, ”
Folsom prison blues” (
cover di
Johnny Cash) e dell’avvincente “
Hooligan”, alternate alle atmosfere melliflue di “‘
Til something better comes along” e “
Mama’s door”, mentre l’atto conclusivo “
Doin’ okay” sigilla l’albo con un’altra evidente dimostrazione delle notevoli capacità espressive di
Mr. Pearce, qui impegnato in un'appassionante e catartica digressione acustica tra
folk e
blues, nobilitata da una benevola influenza Zeppelin-
esca.
Nel “mucchio selvaggio” dei propugnatori del genere
Stevie R. Pearce and the Hooligans si segnalano per intensità, dinamismo e vocazione … un gran bel “recupero”, che merita ampia considerazione.
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