"The time has come and therefore has the end to be"
Con queste parole chiarissime i tedeschi
Necros Christos annunciavano l'uscita del loro nuovo album
"Domedon Doxomedon" che di fatto è anche la pietra tombale della band dopo 17 anni di carriera e 5 album in studio. A fronte di una discografia non proprio nutrita in relazione agli anni di attività, i Necros Christos hanno comunque saputo ritagliarsi un posto di riguardo nell'affollato underground metal: merito del loro death metal lento, rituale, pregno di richiami esoterici e impreziosito da una preponderante componente atmosferica dal sapore orientaleggiante, insomma una ricetta più unica che rara che ha consentito ai tedeschi di rendersi immediatamente riconoscibili.
Considerando "Domedon Doxomedon" come l'elogio funebre del gruppo, i Necros Christos hanno voluto fare le cose in grande imbastendo un'opera di proporzioni bibliche che si suddivide in tre volumi, o meglio triadi:
ITH,
SETH e
TEI si compongono ciascuno di 9 tracce, per un totale di 27 brani, molti dei quali in realtà sono solamente degli intermezzi strumentali nel puro stile del gruppo e che hanno come scopo quello di ricreare un'atmosfera oscura, rituale e favorire una condizione di trascendenza sprituale. Personalmente ho sempre pensato che da questo punto di vista i Necros Christos abbiano sempre avuto la tendenza ad esagerare e ad infarcire i loro lavori con troppi intermezzi strumentali, con l'effetto di spezzare troppo l'andamento dei dischi. In "Domedon Doxomedon" questo aspetto è ancor più marcato rispetto al passato e nelle intenzioni della band sarebbe dovuto servire a dare un'impronta ancor più solenne e magnificente all'opera: a conti fatti però l'effetto che si ottiene è quello di un disco fin troppo dispersivo, in cui di fatto bisogna andare a caccia dei brani veri propri all'interno della nutrita tracklist. A parte questo, i pezzi sono un chiaro manifesto della visione sonora del gruppo e sebbene non siano tra i più ispirati composti dai Necros Christos sono perfettamente in linea con la produzione passata della formazione tedesca.
A bocce ferme, l'impressione è che per la sua definitiva tumulazione la band abbia voluto fare le cose troppo in grande, compromettendo di fatto la qualità di "Domedon Doxomedon": il disco risulta inutilmente appesantito da un numero spropositato di intermezzi e tracce strumentali ed anche i brani veri e propri risultano non ispiratissimi. Come commiato dal proprio pubblico questo nuovo disco non rende giustizia ai Necros Christos, ma non ne intacca certo il valore e non ne macchia la quasi ventennale carriera, anche se rimane comunque la delusione per non aver fatto calare il sipario nel modo migliore possibile.
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