Gli
Amorphis, dall'alto della loro ormai quasi trentennale carriera, fanno parte di quel ristretto gruppo di bands che ha scolpito il proprio nome nell'Olimpo di granito dell'heavy metal.
I finnici hanno realizzato la propria Pietà con l'immortale "
Tales from the Thousand Lakes" e da allora hanno cesallato, rifinito, arricchito la propria arte, ben sapendo di non dover più dimostrare nulla a nessuno.
E poco importa se nel corso degli anni le loro sonorità si sono allontanate dai primi album: la classe di
Holopainen,
Kallio e sodali è tale che la qualità dei loro lavori si è mantenuta a livelli irraggiungibili per la maggior parte dei gruppi oggi in circolazione.
"
Queen of Time", tredicesimo full length edito ancora da
Nuclear Blast, è l'ennesimo centro di una carriera contraddistinta da pochissimi passi falsi.
Il disco, prodotto ancora una volta da Jens Bogren ai Fascination Street Studios, come il precedente "
Under the Red Cloud" accantona le tematiche del Kalevala e con l'immancabile
Pekka Kainulainen a curarne le liriche ci narra dei poteri cosmici in cui i popoli credevano, la nascita e la morte di molteplici culture, come il crollo di imperi immensi possa essere determinato da piccolissimi cambiamenti.
Il battito della ali di una farfalla può provocare un uragano, questo il messaggio che gli
Amorphis veicolano.
E come dicevamo all'inizio anche in questo disco vi sono piccoli colpi di scalpello che però elevano ancora di più il valore della musica dei nostri: per la prima volta la band si avvale della collaborazione di un'orchestra e di un coro nella traccia "
Message in the Amber", nell'opener "
The Bee" dopo un inizio da brividi affidato alle magiche tastiere di
Kallio il canto armonico dell'artista russo di origine tuvana Al'bert Kuvezin dipinge voci eteree simili a sirene.
Tutto questo naturalmente senza perdere un grammo del tipico suono potente e melodico degli
Amorphis grazie al lavoro incredibile (ed ormai dato per scontato) della coppia
Holopainen/Koivusaari ed all'istrionica e carismatica regia di
Tomi Joutsen dietro il microfono, ormai vero deus ex machina della band.
Le finezze sono ovunque in questo album, ad esempio nell'aggressiva "
Daughter of hate", caratterizzata da sonorità orientaleggianti, lo stesso Kainulainen appare per la prima volta in qualità di narratore-sciamano; o ancora il duetto tra
Joutsen ed
Anneke van Giersbergen in "
Amongst Stars" che vede anche la partecipazione di
Chrigel Glanzmann (Eluveitie) al flauto.
Non manca naturalmente nemmeno il brano più immediato, "
Wrong Direction" promette di diventare un piccolo classico in sede live così come "
We Accursed" che, dopo una breve intro in cui flauto e synth duettano, sale di potenza grazie alla solita eccellente alternanza harsh/clean vocals di
Tomi.
Ultima chicca per chiudere queste mie righe: dopo 17 anni "
Queen of Time" registra il ritorno di
Olli-Pekka Laine al basso....e sembra che non se ne sia mai andato tale è il feeling immediato che emerge dalla sezione ritmica.
I "Senza Forma" si confermano una band incapace di fare un album brutto o anche solo mediocre e "
Queen of Time" non fa altro che supportare questa tesi; a voler trovare il pelo nell'uovo a volte si ha la sensazione che il combo proceda con il pilota automatico ma di fronte alla maestria che sgorga dalle tracce ed al piacere provato durante l'ascolto archivio il difetto alla voce "peccati veniali".
Parafrasando una nota pubblicità di qualche tempo fa:
"Amorphis, è sempre un piacere!"
Amorphis - "
Wrong Direction"