Gli appassionati di stoner e dell'heavy rock di qualità sono perfettamente coscienti dell'importanza e dell'influenza rivestita dai Kyuss nella nascita di un movimento che, tra fisiologici alti e bassi, esiste tutt'oggi coinvolgendo un cospicuo numero di formazioni in ogni angolo del mondo. Formazione straordinaria ed innovativa nel segno della tradizione, che ci ha regalato pagine musicali ancora oggi insuperate e degne di essere inserite nella storia del rock di ogni tempo.
Altrettanto assodato è il fatto che dopo lo scioglimento del gruppo californiano i suoi vari membri hanno saputo dare vita a formazioni di grande interesse, in qualche caso come i QotSA anche di enorme successo commerciale.
Tra i protagonisti più acclamati dell'epopea Kyuss c'è sicuramente il cantante John Garcia, considerato icona e simbolo assoluto all'interno della galassia stoner-rock oltre che una delle sue "voci" per eccellenza. Terminata la gloriosa cavalcata kyussiana, Garcia in un primo momento si è limitato a collaborazioni con bands già attive da tempo come Slo-Burn e Karma to Burn, ma nel '99 ha finalmente messo in piedi un suo progetto vero e proprio: Unida. Purtroppo dopo una partenza ben promettente gli Unida sono stati martoriati da una serie infinita di problemi, dai quali ancora oggi stentano a riprendersi, così il vocalist per sfogare la sua voglia di musica ha creato l'alternativa degli Hermano, una sorta di collettivo stoner aperto e flessibile al quale partecipano nomi ben conosciuti in quest'ambiente.
Una band estemporanea che pareva destinata a breve esistenza, tenuto conto che i musicisti che la compongono oltre ad avere tutti un proprio gruppo principale sono anche residenti in luoghi differenti e tutt'altro che vicini, da Atlanta a Boca Raton, da Joshua Tree a New Orleans. Invece un forte legame, che è soprattutto di amicizia, ed una buona dose di sacrifici ha permesso agli Hermano di incidere già due ottimi albums da studio oltre che di effettuare numerosi mini-tours non solo negli States, i quali hanno consolidato la loro fama di strepitosa live-band.
Ora abbiamo l'occasione di accertarlo personalmente, grazie a questo disco dal vivo che è stato registrato durante un concerto del dicembre 2004 a Den Bosch, Olanda.
L'energia, il groove, la potenza che prorompono dal lavoro sono l'esempio di quali vette può raggiungere il rock quando si uniscono in maniera perfetta ruvidità virile e sensibilità melodica, sostenute ovviamente da grande abilità tecnica e carisma personale dei musicisti.
L'album raccoglie tutti i brani del debutto "Only a suggestion", tra i quali citiamo l'irresistibile e magnetica "Landetta (motherload)" e la massiccia "The bottle" veri inni dello stoner più evoluto, insieme a diversi estratti del recente "Dare I say" come le incandescenti e furiose "Cowboys suck" e "Quite fucked", anthemiche testimonianze di un gruppo che in fatto di aggressività, compattezza ed intensità non ha nulla da invidiare perfino a tanti truci esponenti metallici.
La qualità della registrazione è assai elevata come esigono i canoni odierni, senza però rinunciare a quelle vibrazioni "da palco" che sono la reale essenza di questo tipo di prodotto, cosa che troppo spesso viene dimenticata generando live asettici e senz'anima.
Disco eccitante da godere tutto d'un fiato più e più volte, consigliato a tutti gli amanti dell'heavy rock sanguigno indipendentemente dalle classificazioni di genere, in casi come questo assolutamente irrilevanti.
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