"Når avgrunnen åpnes" è un tuffo nel passato o, se preferite, la volontà di un gruppo di manifestare il proprio amore verso quello che era il black metal norvegese nei primi anni novanta infischiandosene di tutte le evoluzioni che il genere, nel corso degli anni, avrebbe poi avuto.
I
Djevelkult, qui alla seconda uscita discografica, suonano, dunque, puro norwegian black metal.
Cosa vuol dire?
Gelo. Oscurità. Atmosfere notturne. Violenza. Registrazione appropriata. E nichilismo.
Null'altro.
In questo album non troverete altro e questo, a mio parere, è un bene.
Il quartetto, formatosi nel 2009, è fedele alle origini e, cosa più importante, è abilissimo, grazie ad una serie di brani che spaziano tra velocità sostenute e mortiferi rallentamenti, nel creare un suono sprezzante, "elitario", sdegnoso come sempre dovrebbe essere quello di chi si cimenta con il black metal.
"Når avgrunnen åpnes" gode di un riffing particolarmente ispirato, deliziosamente "melodico", distruttivo sino nel profondo e di una generale atmosfera nordica, ricca di dissonanze e di sentori epici (in un folle mix di Tsjuder e Windir), elementi che congiunti assieme ed esaltati dalla rabbia di un vocalist invasato, rendono l'album irrinunciabile per gli estimatori della nera fiamma al netto della, ovvia, mancanza di originalità di un gruppo che, tuttavia, sa perfettamente cosa vuol dire suonare con il cuore.
Un cuore, evidentemente, nero fino al midollo.
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