Copertina 6,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2016
Durata:53 min.
Etichetta:Indipendente

Tracklist

  1. SPIRIT TO THE FLESH
  2. THE UNNAMED MAGIC
  3. BANNERS OF DESTRUCTION
  4. GRAVE NEW WORLD
  5. THE SILENCE OF VICTORY
  6. TONGUES OF HATRED
  7. CIRCLE OF WITCHES
  8. BLOODLUST SYMPHONY
  9. LEFT FOR THE VULTURES
  10. THERE WILL BE BLOOD
  11. WHERE DEMONS AWAKE
  12. ENEMY DIVINE

Line up

  • Axel Müller: vocals
  • Andreas Klingen: drums
  • Ben Bays: bass
  • Christian Schmitz: guitars
  • Béla: guitars

Voto medio utenti

Vengono dalla Westphalia e si chiamano Battlesword: possono esservi dubbi sulle loro intenzioni e sulla proposta musicale?
Queste due informazioni unite al titolo del disco, "Banners of Destruction", ed al suo artwork formano un quadro chiarissimo ancor prima di premere play e far partire il secondo lavoro (realizzato in proprio) della band di Axel Müller e compagni.
Detto,fatto.
A partire dall'opener "Spirit of the Flesh" i (pochi) dubbi vengono dissipati: i Battlesword fanno metal da battaglia ispirato (fin troppo, forse) agli Amon Amarth post "Fate of Norns", quindi ritmi quadrati ed incalzanti, riffs aggressivi ed attenti alla melodia e partiture vocali caratterizzate dal growl stentoreo di Müller.

"The Unnamed Magic", la titletrack, il mid tempo dall'andamento fiero e battagliero "Grave New World" (di dubbio gusto l'aver giocato con una celebre canzone degli Iron Maiden sostituendo una lettera nel titolo) via via sino alla conclusiva "Enemy Divine" restano tutte sul medesimo registro sicuramente gradevole ed adatto a trascorre una cinquantina di minuti scapocciando allegramente, ma lasciano anche un po' di delusione per un'occasione sfruttata a metà.
Il tasso tecnico della band è sicuramente valido ma spesso ciò che caratterizza i gruppi "fondamentali" è una spiccata identità, caratteristica che manca quasi completamente ai Battlesword che si accontentano di ricalcare modelli e strutture musicali già rodate e di successo.

Questo fatto da un lato garantisce un buon riscontro per la facilità di ascolto e l'immediatezza di identificazione ("toh, senti come assomigliano a Johan Hegg e soci..."), dall'altro impediscono l'affermazione della band come entità riconoscibile per sè stessa.
Spetta ai Battlesword uscire dal guado ma, dopo 19 anni di carriera e 2 soli full length realizzati, sospetto che la volontà di farlo non sia al primo posto dei progetti del combo germanico.Peccato.
Se comunque volete un disco con cui sfogarvi, urlare al cielo la vostra voglia di raggiungere il Valhalla o sentirvi fieri ed indomabili andate sul sicuro e fatelo suonare a volume ignorante.

Battlesword - "Banners of Destruction" (full album)

Recensione a cura di Alessandro Zaina

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