Come dicevo tempo fa in una recensione (non ricordo quale, l'età che avanza inizia a presentare il conto....) il metal non conosce confini ed anche paesi che non avevano una radicata tradizione per ciò che riguarda la nostra musica preferita, stanno guadagnando terreno ad ampie falcate.
E così dopo Druknroll e Penetrum, nel giro di 4 mesi un'altra band russa reclama attenzione: parliamo dei moscoviti
Skyglow con il loro debut album "
Thousand years of terror" licenziato da
Inverse Records.
Il gruppo in realtà è l'emanazione del tastierista, compositore e cantante
Alexander Mokin che sin dal 2012 cullava l'ambizione di denunciare la corruzione, le violenze e le menzogne del governo sovietico utilizzando il linguaggio che conosceva meglio: la musica o meglio, la musica death.
Dopo svariati tentativi e diversi cambi di lineup finalmente nel 2017 il chitarrista
Sergey Stepanenko si è unito a
Mokin gettando le basi degli
Skyglow e contribuendo - unitamente alle diverse tracce raccolte negli anni dallo stesso vocalist- alla stesura di "
Thousand Years of Terror".
Già ad un primo ascolto appare evidente che il duo sovietico non propone un death metal classico ma piuttosto una fusione di death, death melodico e abbondanti dosi di progressive metal; le canzoni quindi non sono composizioni immediate e laceranti quanto piuttosto esecuzioni ragionate e di lunghezza superiore alla media sino a raggiungere la durata di oltre 10 minuti della titletrack.
La lunga gestazione che ha portato al disco purtroppo ha lasciato profonde tracce nel risultato finale che risulta poco scorrevole e disomogeneo presentando canzoni dal flavour melodico/sinfonico (sempre restando nel death metal) come
"Losing Humanity", affiancate a pezzi dall'incedere tipicamente prog (à la Obscura, tanto per fare un nome) come "
...And the Circle Closed".
Anche dopo diversi ascolti si fa davvero fatica a ravvisare un filo conduttore che funga da collante per le sei tracce del platter.
Fortunatamente l'aspetto tecnico e la produzione, entrambi di alto livello, uniti ad un songwriting mai banale lasciano ben sperare per il futuro: per ora quindi gli
Skyglow sono solamente rimandati al prossimo lavoro che dovrà giocoforza presentare robuste prove di maturazione artistica.
Skyglow - "
Losing Humanity"
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