Copertina 6,5

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2018
Durata:51 min.
Etichetta:Blackwoods Productiona

Tracklist

  1. FORETOLD
  2. WATCHER OF THE WAVES
  3. ENGULFED
  4. BEREFT OF LIGHT
  5. VENGEANCE
  6. DEPTHS
  7. DEATH COMES SWIFTLY
  8. THE SKIES ARE ABLAZE
  9. VALAR
  10. VOID DRAINER
  11. PEACE

Line up

  • K. Dawes : all instruments, vocals
  • M. Roscoe : bass (session)

Voto medio utenti

Dal variegato sottobosco estremo inglese, mai troppo generoso in fatto di black metal (salvo alcune riconoscibilissime eccezioni) esce Andracca, one man band proveniente dal Lancashire, che a distanza di tre anni dalla sua creazione da alle stampe il full lenght d’esordio … “Morgulduin” è un concentrato di black metal rozzo e atmosferico come mi è capitato spesso di ascoltare in questi lunghissimi anni di militanza estrema, dunque niente per cui correre ad ordinare l’album, soprattutto perché K. Dawes (aiutato al basso e alle backing vocals da M. Roscoe) ha preferito più la quantità, di ben undici brani, alla qualità, e così può capitare di trovarsi di fronte ad un mid-tempos scialbo come “Foretold” o decisamente migliore, drammatico e epico come “Bereft Of Light”, oppure a qualcosa di più diretto, minimale e classicamente black come “Vengeance” , in ogni caso però non si riesce ad andare oltre un’ampia sufficienza. Ciò che non manca è l’ indubbia capacità e qualità, nel costruire ottime melodie, e, con molta sorpresa, ecco esplodere in tutta la sua battagliera epicità “The Skies Are Ablaze” , il pezzo migliore dell’album e così dopo molto gelo e altrettanta nebbia albionica, in un attimo ci si ritrova in un campo di battaglia, dove il lento incedere del brano sembra descrivere perfettamente la preparazione strategica dei soldati nonché gli enormi spazi aperti di una tipica battaglia campale, fino a che il climax del pezzo finisce per esplodere nello scontro fisico finale. Se l’album fosse stato tutto su questi livelli sarebbe stato un autentico capolavoro, al netto di una produzione scarna, essenziale e minimalista. Purtroppo però dopo il miglior pezzo dell’album viene subito il peggiore, “Valar” una song che sembra quasi registrata per caso e che mette ancor di più in evidenza l’immaturità di K. Dawes, per ora, assolutamente incapace di tenere alta l’attenzione per la durata, eccessiva, dell’album. Per essere un inizio sono stati gettati tanti semi interessanti, vediamo se il sottobosco ci restituirà qualcosa di succulento al prossimo raccolto … Acerbi

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