Copertina 6

Info

Anno di uscita:2018
Durata:47 min.
Etichetta:AOR Heaven

Tracklist

  1. ALL NIGHT LONG
  2. BETTER DAYS
  3. BURNING BRIDGES
  4. CRY NO MORE
  5. CULTURE DAYS
  6. FATAL ATTRACTION
  7. FLICK OF THE SWITCH
  8. NIGHT AND DAY
  9. RADIO ACTIVE
  10. STEPPING STONE

Line up

  • Ian Parry: vocals
  • Christian Kjellström: guitar
  • Erik Palmqvist: bass
  • Magnus Jacobson: drums
  • Per Ramsby: guest on keyboards

Voto medio utenti

Oibò … cos’è questa “stranezza”? Un gruppo scandinavo di hard-rock melodico che non va oltre la sufficienza? Difficile da credere … eppure è quello che succede con il debutto dei Von Baltzer.
Facezie a parte, nonostante la maturità e competenza tecnica della band, tra cui spicca il nome di Ian Parry (Rock Emporium, Consortium Project, Elegy, Ayreon), i nostri non riescono proprio a sollevarsi da una certa mediocrità espressiva, e questo non solo a causa di difetti di personalità (una “patologia”, ahimè, piuttosto diffusa …), ma anche per la mancanza di un consistente slancio compositivo, che non consente al programma di conquistare l’attenzione dell’astante anche in assenza di una spiccata originalità.
Cultural daze” si rivela così un disco un po’ “pasticciato” e prevedibile, che cerca di condensare tante influenze (Rainbow, Bon Jovi, Kix, Bangalore Choir, addirittura tracce di Yes e Saga) e finisce per risultare anonimo e poco focalizzato, sebbene mai, è bene sottolinearlo, particolarmente tedioso e molesto.
In tale situazione, gradevole e priva di veri sussulti, si segnalano l’attraente melodia dell’atto d’apertura “All night long”, l’ardore anthemico di “Better days” e “Burning bridges” e poi ancora la suggestiva "Flick of the switch” (qualcosa tra Dio e i Queen di “Innuendo” …) e gli influssi prog di "Fatal attraction” e “Stepping stone”, mentre il resto della raccolta (escluso il grossolano tentativo d’emulazione Toto-iana denominato “Cry no more” …) scorre innocuo senza lasciare tracce di rilievo nei sensi degli appassionati del settore.
In altri tempi, meno convulsi e felici di un genere musicale tornato già da un po’ sulla meritata ribalta del rockrama internazionale, ci si sarebbe forse potuti “accontentare”, ma oggi, di fronte al numero di produzioni analoghe che ci sommergono quotidianamente, ritengo che per reggere il confronto con l’agguerritissima concorrenza sia necessario fare molto di più che affidarsi esclusivamente a una solida e smaliziata preparazione artistica.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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