Duole rimarcare come, per una volta, l'immarcescibile
Travis Smith abbia toppato: il collage di cubetti fotografici stile "
ricordi della vacanza al mare" proprio non mi convince.
Modo discutibile di iniziare la recensione di un album, ne convengo; d'altra parte, la forzatura in scaletta discende dalla volontà di scampare alla tiritera che immancabilmente affligge l'analisi di qualsivoglia
best of.
Tiritera che solitamente si dipana seguendo la trama di seguito illustrata:
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contestualizzazionePerché una simile operazione ora? Si celebra qualche ricorrenza?
Il che porta a…
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dubbi sull’utilità dell’operazioneSe ne sentiva davvero il bisogno? La discografia è corposa a sufficienza? Si percepisce l’effettiva esigenza della band di tirare una riga su una fase della carriera o si sospetta si tratti semplicemente di un modo per tirare il fiato introitando, nel frattempo, un po’ di conio (che male non fa)? Si tratta di una sacrosanta retrospettiva o piuttosto di una bieca operazione volta a risolvere spinose situazioni contrattuali con label ormai invise alla band?
Il che porta a…
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inediti / rare registrazioni live / b sides /chicche genericheChi già possiede l’intera discografia troverà all’interno del best of qualche motivo di interesse? Oppure ci troviamo di fronte ad una compilation assemblata con l’unico scopo di adescare nuovi adepti?
Il che porta a…
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scalettaPerché mai è stata scelta quella traccia? Come si è potuto tralasciare quel brano? Non sembra evidente che quell’album sia stato ingiustamente bistrattato?
Il che porta a…
- inevitabile chiosa sul fatto che ogni amante della band in questione avrebbe compilato la
tracklist in modo diverso, e che quindi appare difficile esprimere un giudizio;
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Senza Voto di ordinanza.
Tutto molto prevedibile, nevvero?
D’altro canto,
Roberto Gervaso ebbe a sostenere che “
le abitudini rendono la vita meno eroica ma più comoda”, e siccome la mia piccola scheggia di distacco dalla routine me la sono comunque giocata in premessa, non vedo perché seguitare nello sgarro.
Ecco quindi a voi, in barba ad ogni velleità di evasione letteraria:
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contestualizzazione“
Internal Landscapes” celebra i 10 anni degli
Anathema con la
label con
Kscope.
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dubbi sull’utilità dell’operazionePiù di uno, in effetti: i dischi rappresentati sono recenti, agevolmente reperibili, ben noti ad un pubblico piuttosto vasto.
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inediti / rare registrazioni live / b sides /chicche genericheNada, ahimè: i pezzi sono stati estrapolati dai relativi dischi di appartenenza, senza rimasterizzazioni di sorta (che nemmeno sarebbero servite, a voler ben vedere).
Non so quanto possiate considerare succulento il libretto di 16 pagine con note scritte da
Daniel Cavanagh…
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scalettaC’era l’imbarazzo della scelta: in fondo, si raggiunge la durata massima di un cd piuttosto alla svelta.
Personalmente avrei eluso tanto la stralunata vaghezza
wave di “
Can’t Let Go” quanto la scoppiettante base ritmica di “
Distant Satellites”, così come non avrei conferito alle -pur sublimi- timidezze strumentali di “
J'ai Fait une Promesse” l'onere di rappresentare “
Everwake”.
Questioni di gusti, in ogni caso…
Visto come ci sono cascato?
Ok, a questo punto tanto vale calare le braghe del tutto e concludere con la frase standard per eccellenza: se vi siete fermati a “
Judgement”, o non conoscete affatto gli
Anathema, “
Internal Landscapes” potrebbe rappresentare un valido bignami in grado di introdurvi alla loro fase più intimista e
indie oriented; se invece, come il sottoscritto, la band di
Liverpool la seguite eccome, potete serenamente passare oltre.
Amen.