Anathema - Internal Landscapes 2008 - 2018

Copertina 7

Info

Anno di uscita:2018
Durata:77 min.
Etichetta:Kscope Music

Tracklist

  1. ANATHEMA
  2. UNTOUCHABLE (PART 1)
  3. UNTOUCHABLE (PART 2)
  4. THIN AIR
  5. ARIEL
  6. CAN'T LET GO
  7. DREAMING LIGHT
  8. ARE YOU THERE?
  9. J'AI FAIT UNE PROMESSE
  10. LEAVING IT BEHIND
  11. SPRINGFIELD
  12. DISTANT SATELLITES
  13. INTERNAL LANDSCAPES

Line up

  • Vincent Cavanagh: vocals, programming, synth
  • Daniel Cavanagh: piano, guitars, synth, vocals
  • Jamie Cavanagh: bass
  • John Douglas: percussion, programming, synth, drums
  • Lee Douglas: vocals
  • Daniel Cardoso: drums

Voto medio utenti

Duole rimarcare come, per una volta, l'immarcescibile Travis Smith abbia toppato: il collage di cubetti fotografici stile "ricordi della vacanza al mare" proprio non mi convince.

Modo discutibile di iniziare la recensione di un album, ne convengo; d'altra parte, la forzatura in scaletta discende dalla volontà di scampare alla tiritera che immancabilmente affligge l'analisi di qualsivoglia best of.
Tiritera che solitamente si dipana seguendo la trama di seguito illustrata:

- contestualizzazione
Perché una simile operazione ora? Si celebra qualche ricorrenza?
Il che porta a…

- dubbi sull’utilità dell’operazione
Se ne sentiva davvero il bisogno? La discografia è corposa a sufficienza? Si percepisce l’effettiva esigenza della band di tirare una riga su una fase della carriera o si sospetta si tratti semplicemente di un modo per tirare il fiato introitando, nel frattempo, un po’ di conio (che male non fa)? Si tratta di una sacrosanta retrospettiva o piuttosto di una bieca operazione volta a risolvere spinose situazioni contrattuali con label ormai invise alla band?
Il che porta a…

- inediti / rare registrazioni live / b sides /chicche generiche
Chi già possiede l’intera discografia troverà all’interno del best of qualche motivo di interesse? Oppure ci troviamo di fronte ad una compilation assemblata con l’unico scopo di adescare nuovi adepti?
Il che porta a…

- scaletta
Perché mai è stata scelta quella traccia? Come si è potuto tralasciare quel brano? Non sembra evidente che quell’album sia stato ingiustamente bistrattato?
Il che porta a…

- inevitabile chiosa sul fatto che ogni amante della band in questione avrebbe compilato la tracklist in modo diverso, e che quindi appare difficile esprimere un giudizio;
- Senza Voto di ordinanza.

Tutto molto prevedibile, nevvero?
D’altro canto, Roberto Gervaso ebbe a sostenere che “le abitudini rendono la vita meno eroica ma più comoda”, e siccome la mia piccola scheggia di distacco dalla routine me la sono comunque giocata in premessa, non vedo perché seguitare nello sgarro.
Ecco quindi a voi, in barba ad ogni velleità di evasione letteraria:

- contestualizzazione
Internal Landscapes” celebra i 10 anni degli Anathema con la label con Kscope.

- dubbi sull’utilità dell’operazione
Più di uno, in effetti: i dischi rappresentati sono recenti, agevolmente reperibili, ben noti ad un pubblico piuttosto vasto.

- inediti / rare registrazioni live / b sides /chicche generiche
Nada, ahimè: i pezzi sono stati estrapolati dai relativi dischi di appartenenza, senza rimasterizzazioni di sorta (che nemmeno sarebbero servite, a voler ben vedere).
Non so quanto possiate considerare succulento il libretto di 16 pagine con note scritte da Daniel Cavanagh

- scaletta
C’era l’imbarazzo della scelta: in fondo, si raggiunge la durata massima di un cd piuttosto alla svelta.
Personalmente avrei eluso tanto la stralunata vaghezza wave di “Can’t Let Go” quanto la scoppiettante base ritmica di “Distant Satellites”, così come non avrei conferito alle -pur sublimi- timidezze strumentali di “J'ai Fait une Promesse” l'onere di rappresentare “Everwake”.
Questioni di gusti, in ogni caso…

Visto come ci sono cascato?

Ok, a questo punto tanto vale calare le braghe del tutto e concludere con la frase standard per eccellenza: se vi siete fermati a “Judgement”, o non conoscete affatto gli Anathema, “Internal Landscapes” potrebbe rappresentare un valido bignami in grado di introdurvi alla loro fase più intimista e indie oriented; se invece, come il sottoscritto, la band di Liverpool la seguite eccome, potete serenamente passare oltre.

Amen.
Recensione a cura di Marco Cafo Caforio

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