Cosa succede quando tedeschi e italiani uniscono le loro forze? no non si tratta di una nuova automobile o una qualche forma sperimentale di pizza, fortunatamente in questo caso stiamo parlando del nuovo album della
melodic metal band,
The Unity!
Ma prima occorre un doveroso preambolo.
Si sa, alcuni generi Metal alla lunga rischiano di diventare sterili, da un parte perché la proposta diventa sempre più massiccia, dall’altra perché alla fine dei conti i gruppi capaci di esprimersi al meglio in ogni genere della nostra musica preferita son sempre meno, conseguenza del fatto che passata la “tendenza” iniziale di salire sul carro del genere vincente, resterà in piedi solo chi ama davvero suonare quel tipo di Metal.
Tutto ciò è ancora più evidente se parliamo di
Power Metal, probabilmente il genere più
sfruttato e
saturo, che se da un lato di tanto in tanto propone nuove band davvero interessanti, dall’altro intasa notevolmente il mercato con tantissime band al quanto inutili.
Ed ecco che entra in gioco il sestetto italo/tedesco nato dalla mente di
Henjo Richter e
Michael Ehréche dopo il convincente debut album
“The Unity” sono ora giunti alla seconda release.
Nonostante il paragone possa sembrare scontato, i
Gamma Ray sono un
metal development act che condivide radici profonde con gli
Helloween ma attenzione, se vi aspettate qualcosa di simile non la troverete certo in
“Rise”.
La band ha un’attitudine totalmente diversa dai classici canoni del
Power Metal, avendo scelto di percorrere sentieri più Rock/Aor classic, con chiaro riferimento a
Bon Jovi ,
Foreigner ,
Journey ... senza però dimenticare la spina dorsale
gammarayana che non disdegna episodi con influenze musicali più accessibili grazie alla vena “happy” che i due fondatori della band portano in dote.
Il risultato finale è molto bello, intenso e affascinante in ogni dettaglio con melodie, ritornelli ripetuti e un perfetto equilibrio tra tutte le canzoni che sembrano non voler finire mai.
L’idea iniziale era quella di scrivere una rece essenziale spiegando a grandi linee cosa ci si deve aspettare ascoltando
"Rise", ma col passare degli ascolti mi sono reso conto che non sarei riuscito a render giustizia a questo album, che per la sua bellezza, merita un
track by track, in quanto ogni episodio regala emozioni diverse, l'unica cosa certa è che dalla intro all'ultima traccia difficilmente riuscirete a mettere in pausa il vostro lettore cd.
L’album è composto da dodici canzoni e un breve preludio introduttivo, che identifica l’umore per il proseguimento dell'intero lavoro.
Ecco dunque che al termine di
“Revenge” ci si ritrova immersi in
“Last Betrayal” un pezzo che parte subito in quarta, dimostrando di essere un “peso massimo” all’interno di
“Rise”, la parte migliore del brano è senza dubbio la sezione di chitarra che riesce ad evocare il meglio degli anni ’80 con un
medley di soli 30 secondi
“You Got Me Wrong” è una sorta di “hit” radiofonica, la batteria è veloce e martellante e il ritornello e costruito su una melodia soddisfacente, il brano è perfetto in ogni suo dettaglio partendo dalla bella atmosfera che si respira grazie al lavoro delle tastiere di
Sascha Onnen.
“The Storm” sembra un pezzo Metal compatto ma in realtà contiene una sensibilità, che ritroviamo in un ritornello poderoso e melodico che si stampa nella testa e difficilmente andrà più via.
“Road To Nowhere” è invece una canzone melodic metal con sonorità molto moderne e un accenno di progressive
Le linee vocali di
Gianbattista Manenti sono implacabili pulite ed emozionati dalla prima all’ultima canzone dell’album, fra cambi di tempo e refrain immediati.
Sorpresa sorpresa, arriva anche il momento “happy” con
“Welcome Home” che potrebbe essere tranquillamente la canzone Metal più diffusa in radio nel 2018.
Il pezzo è trascinate ed energico, potrebbe essere la colonna sonora perfetta mentre guidi una decappottabile in un giorno d’estate dopo aver ricevuto una bella notizia … che ne so, aumento di stipendio o l’aver indovinato i sei numeri magici che cambiano la vita.
A seguire troviamo l’ipnotica
“All That Is Real” ennesimo colpo ben piazzato, nonostante i ritmi si placano e l’atmosfera durante il refrain si fa più “intima”.
Ancora una volta work guitar pazzesco!
Energia e vibrazioni presenti nella successiva
"No Hero”, che nella costruzione fra bridge e refrain troviamo tutti i tipici elementi del power metal europeo
La band guadagna ulteriori consensi con la gloriosa
“The Willow Tree” una ballata lenta e melodica che esplora il lato più morbido dell’album.
Album che sembra confezionato in modo tale che l’ascoltatore non perda mai interesse amalgamando pezzi dal sapore energico con brani in cui la
kudos è meno enfatizzata.
Il resto del lavoro prosegue lungo questa strada alternando brani dal sapore Aor come
“Above Everything” proponendo ritmi più cadenzati, passando per episodi più decisi come
“Children Of The Light” il cui riff nella sua semplicità risulta essere vincente.
Altro pezzo dal sapore tipicamente anni ’80 è la
bonjoviniana “Better Day” il cui ennesimo refrain ruffiano, ci accompagna fino al gran finale
“L.I.F.E.” ultimo maestoso episodio di questo bellissimo album.
E’ la classica canzone confezionata su misura per un bis al termine di un concerto, lasciando al pubblico il piacere di continuare a cantarla tornando verso casa.
Prima di concludere, vale la pena far notare che questo è uno di quegli album che dovrebbe piacere al primo ascolto anche a chi non è amante del genere proposto dai
The Unity, certo in questo caso potrebbe richiedere ulteriori ascolti, ma una volta compresa la bontà delle canzoni e soprattutto l’onestà che i nostri hanno messo nel realizzarle, diventerà certamente un buon compagno di viaggio che difficilmente verrà riposto nel cassetto.
Detto questo
"Rise" cerca di donare qualcosa a chiunque si appresti ad ascoltarlo, ovviamente ciò può essere una maledizione e una benedizione, ma l’unica certezza è che i
The Unity portano nella scena Metal una ventata di aria fresca di cui se ne sentiva davvero il bisogno!
Band Members:Gianbattista Manenti: vocals
Henjo Richter: guitars
Stef E: guitars
Jogi Sweers: bass
Michael Ehré: drums
Sascha Onnen: keyboards
Recorded at B Castle Studio.
Mixed and mastered at Psychosomatic Recording Studio