È con gusto e soddisfazione che una volta ancora lustro il mio dito medio e lo mostro impettito a quelle label che ti vogliono spiegare come "l'evoluzione", la "contaminazione" il "moderno", insomma, come la loro musica di plastica sia quella giusta. Fanculo!
Scavate amici, diffidate dai proclami e dai titoloni pubblicitari, ascoltate con le vostre orecchie ed imparate a conoscere la buona musica. Come? Usando il vostro cuore di metallo.
È così che ho trovato questi eccezionali
Snakebite e sono orgoglioso di condividere questa scoperta con voi, cari amanti dell'underground.
Tedeschi, fondati nel 2012, oggi al secondo album, questi quattro ragazzi suonano un hard 'n' heavy vivo, fiammeggiante che davvero stupisce per qualità ed energia. Uno dietro l'altro, i loro brani si rivelano delle cannonate fatte di riff incisivi, una sezione ritmica con i muscoli, ritornelli che ti entrano nella corteccia cerebrale facendoti muovere il culo e che non puoi sottrarti dal fischiettare per i giorni a venire. Intendiamoci, non è roba fri frì con parrucche cotonate e lucidalabbra, è roba maschia fatta di denim and leather.
È da inizio agosto che li ascolto, in macchina, a casa, diversi pezzi sono anche finiti nella playlist del pub dove lavoro, e tutte le volte che passano ti fanno battere le dita o il piede. Non mi hanno ancora stancato. Le canzoni sono ben distinguibili e mantenendo un'identità di fondo, riescono ad essere varie quanto basta per rendere il disco davvero fresco.
"Sì ma Frank, cosa fanno questi Snakebite? Perché sono speciali?"Sono quattro pazzi che vogliono davvero divertirsi, sanno suonare bene e parlano di libertà, di fare il cazzo che vuoi, di "seguire la tua strada". Degli spiriti liberi insomma, che con questo disco danno una pista a tanti rocker ora attempati che continuano a campare riproponendo all'infinito lo stesso stile che li ha resi famosi, ma senza convinzione e la giusta attitudine. Con gli Snakebite senti l'energia degli WASP animaleschi, la classe dei Dokken, lo spirito rock dei conterranei Scorpions degli anni '80 e i ritornelli dei Bonfire. Passano senza problemi dal rock al glam, tenendo unito tutto con le loro solide basi classic metal ed una sezione ritmica muscolosa. La band non copia infatti nessun gruppo in particolare e non sono riscontrabili influenze nette, hanno semplicemente voglia di spaccare attraverso un hard 'n' heavy grintoso, con tutte le parti al posto giusto.
Il cantato calza poi a pennello, vero che i testi sembrano un po' scemotti ed ingenui, ma la voce è così pulita e squisitamente ottantiana che sembra tutto naturale. E non mancano nemmeno le gang vocals a sostegno nei punti giusti. Anche la produzione spinge
Rise Of The Snake a dovere, ha infatti un suono potente senza essere troppo moderna e senza cadere nella ricerca di un finto sound retrò.
"Ma tu di solito ci parli di doom, death, epic... perché ora hai tirato fuori questi Snakebite?"Chi se ne frega del genere o del sotto-genere, quando la musica è davvero buona, funziona e basta.
Penso che non siano uscite altre recensioni di questo album in Italia, sono stati promossi davvero poco, la loro label (
Maniac Attack Records) è molto piccola ed il disco non si trova facilmente. Poi, se non mi credete, pensate che ho girato
Rise Of The Snake al nostro glorioso e riccioluto capo e perfino lui si è messo a spruzzare arcobaleni e mi ha convinto a fare la rece.
Support please.
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