Copertina 4,5

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2005
Durata:39 min.
Etichetta:Massacre
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. WENN DER KÖNIG STIRBT
  2. SILBERSARG
  3. SAG: ICH WILL TOT SEIN
  4. ÜBERRESTE
  5. WIEGENLIED VOM TOTSCHLAG
  6. GESPENST IN DEN TRÜMMERN
  7. ?
  8. SCHLACHTWERK
  9. KRANKES HERZ
  10. ÜBER DEM JENSEITS
  11. MENSCHENFLEISCHWOLF
  12. AM GLOCKENSEIL
  13. ALTERSHEIM

Line up

  • Michael Roth: vocals
  • Bursche Lenz: guitars
  • Wolf Rothbauer: guitars
  • Roberto Göring: bass
  • Sebastian Köhler: drums

Voto medio utenti

Gli Eisblut sono il side-project di Michael Roth, singer della black metal band Eisregen, e ciò viene sbandierato dalla Massacre Records quasi come fosse un merito o un punto di forza della band. Il che è molto discutibile, innanzitutto perché non conosco né Michael Roth né gli Eisregen, e soprattutto perché i musicisti sinonimo di garanzia, con la loro presenza su di un disco, si contano sulle dita di una mano, e di sicuro tra questi non c’è Roth.
Venendo al disco, “Schlachtwerk”, ci troviamo di fronte ad un sound variegato, formato da diverse influenze, un po’ sulla scia degli Die Apokaliptischen Reiter, anche se qui non c’è né la bontà di quel sound, né la stessa convinzione esecutiva/compositiva.
Infatti “Schlachtwerk” si presenta come un disco molto poco omogeneo, che vive di momenti, ideati per colpire l’ascoltatore ma mai capaci di avere un filo conduttore, mai capaci di dare l’impressione di essere un’opera che abbia una visione coerente del tutto. Ecco così che si passa indifferente da pezzi tirati, come l’opener “Wenn Der Konig Stirbt”, ad altri invece abbastanza placidi, come la successiva “Silbersarg”, il tutto ovviamente costruito su vari generi che via via fanno capolino nella proposta della band. È così possibile sentire sfuriate death metal, riffs black, patterns thrash, assoli heavy e vai dicendo, vergati talvolta di un’aurea dark quando non fanno riferimento a folk vibes di dubbia qualità.
Cantato interamente in tedesco, “Schlachtwerk” non è un disco che si possa dire esaltante, perché fallisce laddove invece vorrebbe impressionare, ovvero per varietà e maestria compositiva, dando vita ad una manciata di canzoni disomogenee, poco convincenti e del tutto trascurabili. A chi può interessare un disco simile?
Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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