Ormai in ambito metal stiamo assistendo a due correnti di pensiero opposto, chi come
Dimmu Borgir e
Behemoth (la feccia dell’attuale scena per chi scrive) rilascia aggiornamenti pressoché quotidiani per pompare le loro insulse uscite e chi, come
Funeral Mist e
Sargeist, fa uscire l’album all’improvviso, senza tante chiacchiere, tanto sarà la musica a parlare da sola e a decretare il “successo”, inteso nel senso tutt’altro che commerciale, delle loro opere … E così nel silenzio più assoluto, in una notte di ottobre deflagra il nuovo, quinto album di
Sargeist, band del mastermind
Shatraug già dietro alla leggenda finnica
Horna… Come già successo in passato anche
"Unbound” è un album che proietta un passo in avanti la band senza per questo stravolgerne il sound o tradire la nera fiamma, infatti cos’altro potrebbe essere un brano come
“To Wander The Night's Eternal Path” nel suo incedere freddo e malvagio se non un inno alla dannazione eterna ? Come pensate di poter sopravvivere all’assalto della seguente
“The Bosom Of Wisdom And Madness” dove in cinque minuti
Shatraug racchiude tutta la storia passata e futura dei Sargeist ? Se siete dei veri amanti della nera fiamma non potrete non riconoscere la netta superiorità che sprizza da ogni secondo di quest’opera, non potrete non godere dell’incedere incalzante di riffs gelidi e glaciali che disegnano panorami desolati e desolanti ( ascoltare la terremotante
“Blessing Of The Fire-Bearer” o la spettrale
“Wake Of The Compassionate” per credere) … Rispetto al precedente
“Feeding The Crawling Shadows” la matrice più prettamente melodica è venuta un po’ meno lasciando che sia l’ispirazione un po’ più thrash, a livello chitarristico, piuttosto che death come matrice ritmica, a dettare il ritmo in alcuni frangenti ( “Death’s Empath” nei suoi quattro minuti scarsi è un buon esempio). Un pezzo come
“Hunting Eyes” invece traccia chiaramente una delle possibili evoluzioni future del sound della band, con un brano molto moderato, intenso e progressivo, dove il riffing più che incalzante diventa vorticoso e “psichedelico” e che ben si va ad incastrare alle accelerazioni calcolate di fine pezzo.
“Unbound” è un vero black metal manifesto e la title track ci ricorda ancora una volta come si può essere i messaggeri della nera signora senza per questo essere banali e scontati, anzi forgiando attorno a riffs carichi di pathos e melodia quel putrido messaggio di morte che tanto si addice ai maestri finnici che non si lasciano sfuggire l’occasione di veicolarlo in un brano che è odio puro ! Se il precedente album era forse un po’ troppo spostato su lidi melodici, questa nuova fatica, grazie anche e soprattutto agli sconvolgimenti in sede di line up, ci regala di nuovo una band al massimo della forma grazie a un vocalist unico come
Profundus (già in
Desolate Shrine tra gli altri), capace di interpretare in maniera varia e personale le lyrics e ad una sezione ritmica sorprendente e fantasiosa ma mai baroccheggiante. Il quinto lavoro di
Shatraug e soci, è un album che saprà soddisfare tutti gli estremisti più esigenti, mentre seppellirà definitivamente gli amanti del frivolo e del falso extreme metal … Unica nota stonata la copertina troppo banale e sempliciotta per un album di tale portata … La battaglia per il trono nero si fa sempre più serrata, i vili e i deboli si sono auto eliminati perché la gloria eterna è per pochi … Lode a Sargeist