I thrashers tedeschi
Darkness li avevo persi di vista nel lontano 1988, quando acquistai in vinile il loro secondo album “Defenders of justice”. In effetti erano spariti dalla circolazione poco tempo dopo, all’indomani della pubblicazione del terzo lavoro (“Conclusion & revival”, 1989). Tornati in attività qualche anno fa, sull’onda del revivalismo imperante nel mondo metal, ci propongono adesso questo “
First class violence”.
Chi dovesse attendersi cambiamenti stilistici resterà deluso: questo è puro thrash teutonico anni ’80, quasi che il disco fosse rimasto imprigionato in una bolla spazio-temporale. Brutale ed adrenalinica, la band di Essen macina i suoi brani senza compromessi o concessioni al modernismo. La bombastica “
Low velocity blood spatter” ed i pestoni headbanging “
Neoprimitive” e “
Hate is my engine”, chiariscono immediatamente che non c’è intenzione di fare prigionieri. La feroce voce di
Lee guida l’assalto ritmico ed i riff scolpiti nell’acciaio della Ruhr, evocando il periodo glorioso del thrash germanico di Kreator, Sodom, Destruction, Assassin e compagnia. Non a caso nel brano “
Zeutan” troviamo un contributo vocale di
Jurgen “Ventor” Reil (Kreator) e
Tom Angelripper (Sodom) che hanno voluto omaggiare lo scomparso “Olli”, cantante originario della formazione.
L’album prosegue inarrestabile fino alla fine, tra richiami slayeriani (“
Born dead”) e sana cafoneria metallica ottantiana (“
First class violence”), concedendosi una breve pausa melodica soltanto in coda all’ultima traccia “
I betray”.
Coerenti? Anacronistici? Refrattari alle innovazioni musicali? Semplicemente indifferenti ai decenni trascorsi? Credo ci sia un mix di tutto questo nella proposta dei
Darkness. Ma da veterano thrasher imbolsito, una bella botta epidermica come questa non può che farmi piacere, all’interno di un panorama ormai asfittico.
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